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Snowden

Regia di Oliver Stone vedi scheda film

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La recensione su Snowden

di Texano98
8 stelle

Oliver Stone sta al cinema americano come Snowden è stato alla CIA, tant'è che non potrei immaginare altro regista statunitense dietro questo film; il motivo è semplice: spezzando le convenzioni, Snowden ha in serbo momenti dove risuona della musica trionfale, dialoghi e sequenze commoventi, ma, magicamente, non scattano per celebrare il ritorno di un marine negli USA, non esaltano l'ennesima invasione aliena sventata dagli invincibili militari americani, questo film elogia un uomo che ha lottato - e vinto - in nome della verità, una verità che non è di parte, ma che appartiene a tutti gli abitanti del mondo. Per questo il film di Stone è passato in sordina, per il suo mettere al centro, iconoclasticamente, non il potere o una pedina del potere stesso, ma chi invece questo potere non solo lo contesta, ma ha osato farne parte per poi smascherarlo dall'interno (il peccato originale di Snowden, all'origine del goffo tentativo statunitense di impedire il suo espatrio in Russia, come mostrato nel film). Non è certo, quindi, colpa di Stone (se non in senso lato) se questo film non ha fatto innamorare i grandi apparati mediatici - stessa sorte di un Fahrenheit 11/9 dove Moore, nonostante sia più organico ai Dem americani rispetto a Stone, osa anch'egli criticare l'intero establishment americano, cosa impossibile nella loro madrepatria senza passare per "antipatriota" e "filorusso" o "filocinese" o filo"quelchefacomodoadesso" - perchè difatti questo Snowden è un grande film; lontano dal mediocre W., istant movie senz'anima seppur con interessati spunti umoristici, questo affresco spicca per la sua asciuttezza, per la sua capacitá di penetrare le angosce del protagonista - le webcam e i microfoni che si allungano come agenti nemici, spiando ogni sua mossa, i superiori che lo richiamano attraverso un maxischermo distopico,  opprimendolo come fosse un operaio orwelliano caduto al cospetto del Grande Fratello - riesce a rendere empatico e fluido un intreccio che per forze di cose deve cedere a momenti didascalici - essendo fondamentalmente un film di denuncia, la protesta non la puoi fare con le metafore ma coi fatti - e persino questi monologhi esplicativi si rivelano una bellezza per gli occhi, commentati da connesioni tridimensionali realizzate al computer, le quali si moltiplicano fino a stritolare il pianeta, trasfigurandosi infine in un gigantesco occhio (il padrone del mondo?). Senza mai cedere all'azione, il film ha la capacità di trascinarci nella sua paranoia; nonostante sia basato su dialoghi e ottime prove attoriali Stone ci serve sul piatto una fotografia rancida, opprimente, altro tassello di un puzzle del controllo globale dove scopriamo di essere, nostro malgrado, i protagonisti. Stone è una garanzia di cinema onesto e obiettivo; certo, dopo essermi allungato in questo elogio sale anche un po' di tristezza: ci sarà qualcun altro dopo Stone? E chi oggi ha le orecchie per ascoltare? Personalmente posso poco, se non sperare che cambi qualcosa.

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