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Criminal

Regia di Ariel Vromen vedi scheda film

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La recensione su Criminal

di gaiart
5 stelle

E’ adrenalinico. Effetti speciali, combattimenti, ritmo, tensione, apre delle riflessioni interessanti sulla neurobiologia, la traslazione di memoria,l’architettura dell’anima, cose non del tutto improbabili in cui il controllo mentale basato sulla mappatura dei geni e l’impianto di DNA di un uomo nelle sinapsi di un altro, sarà un gioco da ragazz

CRIMINAL, LO SVILUPPO DELL’UMANITÀ 2.0

E LA MANCANZA DI CREDIBILITÀ

 

 

La memoria è lo scriba dell’anima

Aristotele

 

 

Come dice lo slang del suo stesso cognome, Ariel Vromen, “Wrong man”, è interessato agli uomini sbagliati.

Il regista di Criminal è infatti israeliano. E, come tale, probabilmente conosce segreti del mondo, oltre ad essere perennemente interessato o circondato da criminali.

Il suo Iceman (2012) infatti, esplorandola vita di Richard Kuklinski, un sicario e le sue scissioni, è stato un film degno d’interesse, grazie anche alla caratterizzazione psicologica e alla buona interpretazione di Micheal Shannon.

Criminal parla sempre di delinquenti, ma in forme diverse, anche sdoganati dai governi. Vromen allude forse agli stessi uomini della CIA, i quali senza alcuno scrupolo devono innestare la rete neuronale di un ex agente morto, Bill Pope (Ryan Reynolds) nel labile cervello di Jerico Stewart, un improbabilissimo Kevin Costner senza emozioni, qui spietato (HA HA), si fa per dire, detenuto criminale, tipo il più famoso e credibile Anthony Hopkins di Hannibal Lecter.

 

Sembra un po’ assurdo infatti che, il lobo prefrontale di Reynolds conservi i segreti fondamentali per salvare il mondo da un potenziale attacco terroristico e che, tanto più, si vada a inserire nell’encefalo di Kevin Costner, ex cowboy e giocatore di baseball, volto noto in tv come tranquillo assaggiatore napoletano del tonno Rio Mare, apparentemente un micro-encefalo.

 

Il cinema in effetti, ha a che fare prima di tutto con la credibilità, oltre che con la finzione. E qui, della prima non ce n’è a sufficienza.

 

Ad esempio per l’intervento chirurgico si ricorre al neurochirurgo e scienziato, dottor Franks (Tommy Lee Jones), il quale per tutta la pellicola sembra imbambolato o sotto effetto di stupefacenti. Anche questo appare assurdo.

 

Il film però ha dei pregi. E’ adrenalinico, vive di grandi effetti speciali, di intense scene di combattimento e inseguimenti, ha un buon ritmo, tensione giusta e apre delle riflessioni interessanti sulla neurobiologia, la traslazione di memoria, l’impianto di coscienza, l’AI o l’architettura dell’anima, cosa non del tutto improbabile, in un prossimo futuro in cui, il controllo mentale basato sulla mappatura dei geni e l’impianto di DNA di un uomo nelle sinapsi di un altro, sarà un gioco da ragazzi.

Ricordatevi, con o senza la vostra memoria, di andare a vedere Criminal, se non altro per confrontarvi con un Frankenstein 2.0.

 

 

 

 

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