Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film
Un po' come una brezza quando c'è afa fa piacere entrare nella vecchia e calda casa delle sorelle Kouda: lì le baruffe italiote e i gorgheggi dei riti zaloniani non si sentono più. In effetti ci si siede in disparte, si ascolta, e si guarda: sostanzialmente non succede nulla, quello che doveva succedere alle quattro giovani donne protagoniste è già successo o succederà chissà come chissà quando. Noi non ne percepiamo che il riflesso sui volti, sugli abiti, sui gesti, sugli alterchi improvvisi e subito sopiti, sui rancori incerti, sul perdono di colpe e di abbandoni che forse non sono colpe e non sono abbandoni: il regista Kore-Eda, poco noto in Italia, sceglie di raccontare un Giappone di scorcio, puntando piuttosto l'obiettivo sulle sue periferie invisbili,ovvero la quotidinità di quattro giovani donne, che decidono di dividere la stessa casa, nonostante la più giovane di loro, sia la figlia adolescente di colei che, amante del padre, ha distrutto la loro famiglia. Niente scene madri o discorsi patetici: c'è solo l'accettazione naturale di quello che si è e di quello che viene spontaneo ad un certo punto fare. Salvaguardare la propria libertà di coscienza nella comprensione dell'altrui sensibilità è la sola cosa che ci permette di scorgere la bellezza di una galleria di alberi di ciliegio o del riflesso dei fuochi d'artifico sull'acqua, anche quando si è malati termnali. Forse una speranza, ma per un paio d'ore almeno rasserenante.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta