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Quel fantastico peggior anno della mia vita

Regia di Alfonso Gomez-Rejon vedi scheda film

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La recensione su Quel fantastico peggior anno della mia vita

di nickoftime
7 stelle

Nato come fucina di giovani talenti il Sundance Film Festival di Robert Redford si è progressivamente spogliato delle caratteristiche più innovative diventando di fatto uno dei serbatoi privilegiati della grandi Major che un poco alla volta hanno finito per condizionarne la creatività, diventata  con il passare degli anni sempre meno originale e sempre più standardizzata. Una tendenza che “Quel fantastico peggior anno della mia vita” - gran premio della giuria dell’ultima edizione della kermesse americana - sembrava confermare per il carico di vezzi e di stranezze di cui si faceva garante. E che riguardavano tanto la forma, dominata da colori pastello di ispirazione fumettistica e corredata da una serie di inserti di animazione che oramai sono un must imprescindibile della commedia indie, quanto nei contenuti, incentrati sul solito coagulo di adolescenze fuori dal coro per carattere e stile di vita (Greg e Earl i due protagonisti maschili nel tempo libero realizzano filmini amatoriali che fanno il verso a titoli più o meno rinomati). In questo caso però, a fare la differenza con quanto abbiamo detto è la condizione di Rachel, la terza protagonista del film che ammalandosi di leucemia e costretta a lasciare temporaneamente la scuola mette in moto gli avvenimenti che inducono Greg a diventargli amico e a fargli da supporto durante il decorso della patologia.


Diversamente da “Colpa delle stelle”  che inseriva il tema della malattia all’interno del contesto tipico del film di genere giovanilista per arrivare a replicare con qualche sorriso e molto romanticismo le situazioni che erano state di “Love Story”, il film di Gomez-Rejon esorcizza il dramma di Rachel cercando una via d’uscita  nella dimensione tragicomica dei suoi personaggi e in special modo nelle disavventure di Greg che, prossimo al diploma e consapevole delle responsabilità che lo attendono  di li a venire, enfatizza le paure tipiche della sua età attraverso una diversità che potrebbe essere quella del giovane Holden di salingeriana memoria. Ma l’intelligenza sarcastica e un pò saputella con cui “Quel fantastico peggior anno della mia vita” infarcisce la sua storia non riuscirebbe a cancellare la sensazione di deja vu che deriva dalla scontata successione degli eventi se non fosse per la modalità con cui il film viene al dunque rispetto al destino della sfortunata ragazza. E’ in questo momento che “Me, Earl and the Dying Girl” (questo il titolo originale del lungometraggio), complice uno dei finali più emozionanti e sorprendenti degli ultimi tempi, riesce a trovare il senso di ciò che racconta, assumendo le forme di un romanzo di formazione che rimane nel cuore prima ancora che negli occhi.

(icinemaniaci.blogspot.com)

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