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Room

Regia di Lenny Abrahamson vedi scheda film

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La recensione su Room

di mc 5
10 stelle

Questo è un film decisamente particolare. Un film la cui trama non è che non sia importante. Anzi, è una storia interessante e a tratti anche appassionante ma tutto sommato schematica e sintetizzabile in poche righe, peraltro riconducibile ad una vicenda realmente accaduta. Il senso del film sta dunque nei sentimenti che ispirano una sceneggiatura e dei personaggi molto umani ed il cui impatto con la Vita (una Vita nuova, come vedremo) implica reazioni fortemente emotive. Il film ha un andamento puttosto singolare. Zero colpi di scena. Nessuna azione. La vicenda è ormai nota, se n'è parlato in giro. Un uomo minato evidentemente da problemi psichici (anche se questo è un pregresso che nel film non vediamo) sequestra una donna e da uno stupro nasce un bambino. Per diversi anni quella madre col suo piccolo vivono reclusi in un capanno di proprietà di quell'uomo, all'interno di una minuscola stanza, ed egli giornalmente li va a trovare, passando loro appena il necessario per mangiare per poi tornarsene per i fatti suoi. Una storia assolutamente allucinante. anche se la partenza del film ci mostra (in ogni rigoroso dettaglio pratico) come si svolgono quotidianamente le giornate di quei due reclusi dentro le mura di quella stanzetta. La madre vive dunque per anni in quella prigione, ma l'elemento più interessante (e lì sta il cuore del film) è che il piccolo è nato in quella stanza e non ha mai potuto metter il naso fuori. Quindi per lui il mondo è racchiuso tra quelle mura, e il solo collegamento con l'esterno lo vive attraverso la tv. Egli diciamo quindi che si è costruito un suo mondo immaginato e -per dire- quando vede per la prima volta una foglia che il vento ha depositato sul vetro del lucernario, anche quella ,piccola cosa diventa per lui un'esperienza di vita. Mi accorgo che raccontare questa storia è molto difficile perchè attraverso la parola scritta è impossibile rendere il senso degli sguardi (fondamentali!) di quelle due sventurate persone, ormai abituate ad un'esistenza così monca, così priva di contatti con l'esterno, e dunque così misera e soffocata. Ciò che li salverà è l'innocenza e la curiosità di lui ma soprattutto il coraggio e la determinazione di lei. Dopo una prima parte (quella che ho fin qui descritto) che dura circa una ventina di minuti, accade un fatto importante che ci costringe ad osservare le cose sotto un aspetto completamente diverso, Ero tentato di raccontare questa svolta ma ho deciso di non farne cenno per non rovinare la visione di un film così prezioso ed emozionante. Mi limiterò a dire (senza scendere in alcun dettaglio) che la prigionìa per i due avrà fine e da lì partirà una seconda parte del film che ci mostrerà l'impatto col mondo esterno da parte dei due sfortunati. La madre pur dotata di un coraggio da leonessa (anche a causa delle reazioni dei parenti che poggiano su una famiglia già minata da conflitti irrisolti accumulati negli anni ed ora esplosi) insomma la donna cade vittima di un crollo nervoso. Ma ciò che si pone al centro dell'opera è il mutamento progressivo della psicologia del bambino e il regista ci accompgna lentamente in questo processo, identificando la macchina da presa con gli occhi del piccolo, sicchè noi attraverso quello sguardo scopriamo l'evolversi della vicenda. E vorrei aggiungere un avvertimento. Il versante "thriller" del film (limitato a questo pazzoide che tiene sequestrati i due protagonisti) a dispetto dell' ovvia curiosità degli spettatori per questo aspetto, viene rapidamente bypassato e ridotto a piccola cosa ininfluente, proprio perchè il nòcciolo della pellicola sta altrove, sta nella psicologia dei due protagonisti. L'attore bambino è bravino ma ciò che impressiona è l'interpretazione gigantesca (candidatura all'Oscar scontata) di una incrollabile Brie Larson che rasenta la perfezione nel portare sullo schermo questo ruolo di donna piegata e distrutta. Ma mi interessa anche segnalare la presenza di due attori che adoro da sempre. William Macy, che riesce ad essere immenso pur in piccolo ruolo, e poi una stupenda Joan Allen nella parte della nonna del bambino. Un film che potrebbe anche annoiare un po' chi al cinema richiede azione e colpi di scena, ma che compensa quest'assenza con un'attenzione alle reazioni umane e ai sentimenti primari che lo rende assolutamente raro e prezioso.

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