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Spring - L'amore è un mostro

Regia di Justin Benson, Aaron Moorhead vedi scheda film

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La recensione su Spring - L'amore è un mostro

di mck
6 stelle

Biodinamicità...

 

 

Qui a Milano abbiamo tut… Pardon. Dicevamo. Qui in Apulia (per la precisione, nello specifico, Polignano a Mare e Conversano, perché si sa, se Parigi avesse lu mere sarebbe ‘na piccola Beri, e qui per l’occasione la Terra di Bari, fra l’interno murgese e la costa adriatica, interpreta un'altra Terra, quella di Lavoro della Campania Felix) abbiamo tutto! Persino una bella vista privilegiata su ‘o Vesuvio. Però, sì, beh, ok, Los Angeles e Roma no, da qui non si vedono. Ma chissene.

 


I registi Justin Benson e Aaron Moorhead (anche produttori con David Lawson) come al solito si dividono gli altri compiti principali: la sceneggiatura a Justin Benson, la fotografia e gli effetti visivi ad Aaron Moorhead e il montaggio ad entrambi (più Michael Felker e Giulio Tiberti: le 8 mani al taglia e cuci sono dovute alle modalità produttivo-gestionali di ripresa), mentre le musiche sono di Jimmy LaValle. 


 

I due caratteri principali sono interpretati da Lou Taylor Pucci, classe ‘85, e Nadia Hilker, classe ‘88, qui alla sua prima prova importante, ed entrambi, a loro modo diversamente, se la cavano bene.

 


Rispetto al loro lavoro precedente, “Resolution” (che i suoi difetti li aveva, ma che riusciva a compensare ampiamente con una forte dose di tensione e suspense crescenti, in cui le “delucidanti chiarificazioni” stemperavano le loro irrazionalità grazie alle invenzioni della messa in scena), però, dopo un prologo veramente buono in terra californiana e una prima metà film di ambientazione, scoperta ed assestamento, ecco che in dirittura d’arrivo subentrano i tentativi di “spiegazione” storico-scientifica che, se pur apprezzabili (con infarciture tanto collaterali e derivate quanto fondative e portanti di oculari eterocromie agrumo-iridee, innesti di talee umane su semenzali octopodi e sistematica filogenesi tassonomica fruttificante staminali embrioni dotati di pre-natale memoria cellulare di specie e di individuo auto-clonato adulto: il sapere prima del conoscere), scatenano “per forza di cose” una reazione adattativa alla situazione venutasi a creare da parte dei protagonisti (s)composta da mosse e decisioni espletate attraverso dialoghi quotidiano-sentimentali in versione extra-ordinaria plasmati da e obbedienti ai dettami della psico-logica comportamentale in tempo di crisi che, in soldoni, risultano essere la cosa meno convincente e raffazzonata, se non tanto per “le cose da fare” quanto per le eccessive ingenuità e semplificazioni che al contempo costituiscono ed entrano in contrasto con l’asse portante dell’allestimento del processo di risoluzione: sul “cosa” interviene la sospensione dell’incredulità, sul “come” no.

 


Nota di merito: Angelo (Francesco Carnelutti, 1936-2015, ultima interpretazione importante ne “il Nascondiglio” di Pupi Avati) l'agricoltura biodinamica se l’appende al culo.

 

 

* * * ¼ - 6 ½      

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