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Black Mass - L'ultimo gangster

Regia di Scott Cooper vedi scheda film

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La recensione su Black Mass - L'ultimo gangster

di alan smithee
6 stelle

72° FESTIVAL DI VENEZIA – FUORI CONCORSO

Dal regista di Out of the furnace Scott Cooper, un gangster movie molto atteso al Lido, soprattutto per la presenza di un cast robusto che vanta, in testa a tutti, il volto truccatissimo ed invecchiato di un Johnny Deep dagli occhi cerulei e nello stesso tempo cattivi come quelli di un demonio.

La storia, che ha basi e personaggi veri, parte da un'inchiesta sul marcio che si annida nell'FBI, per tornare indietro negli anni '70, quando la stessa polizia speciale prese accordi col gangster James Bulger, detto “Whitley”, per eliminare la concorrenza della malavita italiana sul territorio della città di Boston.

Un brigante cattivo e pericoloso, con cui l'agente rampante John Connolly (Joel Edgerton) stringe un patto al fine di garantirsi una carriera di successo, grazie anche ai collegamenti di cui il malvivente può godere, grazie all'appoggio connivente ma nascosto da parte del potente fratello politico (Benedict Cumberbatch).

Vent'anni di corruzione e malaffare prima che le nuove leve dell'FBI riescano ad incastrare il gangster ed i poliziotto marci che ne hanno alimentato le fortune.

Il film medio di Cooper, che avrebbe meritatov uno sviluppo meno convenzionale, e che guarda, per tematiche e stile, a Scorsese e a Mann, ma non riesce ad avere l'anima del primo né tantomeno la magistrale tecnica del secondo, si avvale tuttavia di un cast a disposizione davvero faraonico, che si completa con nomi illustri come Kevin Bacon, Peter Sarsgaard, Dakota Johnson ed altri ancora, non tutti usati come meriterebbero per disegnare personaggi che non si perdano in un grigio anonimato, scomparendo anzitempo rispetto a quanto è lecito aspettarsi.

Buona la ricostruzione dell'ambiente cittadono bostoniano anni '70; piuttosto interessante, e senz'altro un passo avanti rispetto alle sue ultime deludenti performance, la parte centrale affidata ad un Johnny Deep certamente eccessivamente truccato, ma espressivamente mefistofelico quanto basta per tener vivo un personaggio eccentrico e caratteriale che ricorda per davvero, almeno alla lontana, certi folli gangster micidiali dei capolavori scorsesiani.

Si termna la visione con un senso di irrisolto, incomputo, come se tutte le risorse del film non contribuissero in proporzione alla resa di un risultato finale in linea con la somma algebrica dei suoi ingredienti.

Ma il film scivola bene, a tratti un po' convenzionalmente, verso un epilogo consolatorio che se non altro rende giustizia, per una volta ancora, alla parte degli onesti e della legge, in linea con quanto la realtà ci ha raccontato nelle pagine di cronaca.

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