Regia di David Robert Mitchell vedi scheda film
Un trilorror che funziona.
It Follows è il classico film “di genio”, cioè come avere una buona idea e portarla avanti al costo di mille lire. La buona idea non è altro che il vecchio gioco dell'acchiapparella, in versione horror.
Che genere è, trilorror? Beh, una specie, solo che allo psicopatico dietro l’angolo, con motosega, si sostituisce una sorta di Catena di Sant’Antonio causata da un rapporto sessuale con un "contagiato" e attuata da morti di famiglia che tornano alla ribalta per farti secco: niente sangue, ma molta ansia. I morti assassini non hanno fretta, non corrono, però sono tenaci e – trucco dei trucchi – solo la loro futura vittima li può vedere. Perciò scappare è possibile (guai se non lo fosse, scadrebbe il pathos) però bisogna continuare a fuggire, magari aiutati dagli amici cui putroppo il cattivone resta più invisibile di un fantasma.
Definite le regole/assiomi su cui serve piena sospensione di incredulità, la pellicola funziona senza bisogno di forzature e sbudellamenti. È proprio il meccanismo, semplice e quindi solido, a rendere il film plausibile e a carattere intimista: tutta l’atmosfera si fonda sul senso di isolamento di cui è vittima l’ultimo sfortunato della catena.
Volendo, vi si può anche leggere una metafora della società e dei giovani in particolare, prede di angosce che parenti e amici non sanno riconoscere. C'è persino il tratteggio di una singolare ma non incomprensibile solidarietà tra le vittime ed ex tali ancora in vita, benché sia ovvio che chi è stato maledetto prima di te è in larga misura responsabile della tua condizione attuale. Molti giovani conoscono questa categoria di pietas, del tutto estranea ai vendicativi adulti.
Alcune scene risultano particolarmente ben escogitate: il tiro a segno in piscina e – palma d’oro – l’avvicinamento del morto malintenzionato alla spiaggia.
Ora però devo fermarmi qui… Ho l’impressione che qualcuno mi stia seguendo. Voi non lo vedete?
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