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The Lobster

Regia di Giorgos Lanthimos vedi scheda film

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DeathCross

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Lobster

di DeathCross
9 stelle

Ho notato una certa affinità tra la mia sensibilità, soprattutto sociale, e quella che Lanthimos sembra esprimere con questo Film. Inoltre, il Cast qui è davvero tutto in parte: Farrell, che a me non è mai dispiaciuto (ma mi sa che l'ho visto solo in "Minority Report", oltre che in "Alexander" ma quel film lo vidi da piccolo e credo pure non tutto quindi non lo conto), in "The Lobster" ma anche nel successivo "The Killing of a Sacred Deer" dimostra di impegnarsi al massimo, entrando visceralmente nel Turbamento esistenziale che domina il Protagonista.
Il Protagonista (interpretato, appunto da Farrell) è l'Individuo in lotta contro la società, e il Film riesce molto bene a rendere reale uno scenario distopico, dove le persone sono obbligate ad avere un/a partner altrimenti verranno trasformate in animali. Lanthimos, e in questo per me è vicino ad alcuni squarci della Poetica di Miike, non ci propone scenografie fantascientifiche, anzi il mondo che vediamo è palesemente contemporaneo, quasi anonimo: questo perché il mondo futuro da lui messo in scena è decisamente vicino a quello odierno, e l'obbligo di compagnia, con tutto il sistema di leggi, regolamenti e punizioni di chi si oppone all'ordine costituito o, semplicemente, non riesce a integrarsi nella società è figlio di tutte le norme che caratterizzano gli stati in cui siamo costretti e costrette a vivere. Come nella nostra società, anche qua il potere fa di tutto per dare l'idea di libertà: non ci sono caratteri obbligatori (si può essere socievoli come anche spietati, timidi ma anche disinibiti), l'omosessualità è ammessa, si può pure scegliere l'animale in cui si verrà trasformati e trasformate in casi di fallimento nella ricerca della propria "anima gemella"! Ma, esattamente come nella nostra democrazia occidentale, tutte queste possibilità sono di fatto gestite come dei privilegi a cui è possibile accedere soltanto se si seguono le regole del sistema, e comunque troviamo sempre delle limitazioni imposte (all'inizio si dice che la possibilità di un orientamento bisessuale non esiste più a causa di problemi tecnici). Inoltre, questo tipo di società dove è imposta la vita di coppia stimola bugie e ipocrisie: pur di non restare soli o sole, si finge una compatibilità con partner random (sbattendosi il naso per simulare una perdita casuale di sangue o impegnandosi in atteggiamenti stronzi e insensibili per far colpo su una donna "senza cuore"), e nella caccia ai "Loners" (solitari) prevale una lotta per la supremazia. Il tutto è contornato da martellanti propagande, con scenette teatrali dove si mostrano (e pure con toni maschilisti) i pericoli immani della solitudine e gli enormi vantaggi della vita di coppia.
Contro questa società si ribella un gruppo di Loners (citati sopra), appunto persone che rifiutano l'obbligo della vita di coppia nascondendosi nei boschi. Come la società dominante, però, anche qua la "libertà di stare in solitudine" accompagna i propri "diritti" (di fatto gestiti come privilegi), tra cui la possibilità di masturbarsi (rigorosamente proibita nell'hotel "per anime sole"), a restrizioni assolute, tra cui i divieti di costruire relazioni sentimentali e sessuali: quindi, la solitudine non è una libertà ma un obbligo, così come nella società dominante sono le relazioni ad essere degli obblighi e non delle libertà. Ne consegue che il Protagonista, incapace di imporsi relazioni non sentite (rifiuta le avance di una donna bruttina che implora sesso e viene scoperto fingere insensibilità dalla donna "senza cuore" con cui per un po' sta insieme), non riesce a rifiutare il sentimento genuino che spontaneamente nasce all'interno del gruppo di Loners per una Donna (Weisz, anche lei molto in parte). Anche questa relazione viene scoperta, dalla Loner Leader (Seydoux grandissima nel rendere palpabile il fanatismo del Personaggio), la quale punirà la Donna con un mezzo drastico.
L'Epilogo si interrompe bruscamente, lasciando spalancati i Dubbi sulla Scelta che compirà il Protagonista (non faccio spoiler, nemmeno segnalati, per non indurre in tentazione), ma l'ultimissima Inquadratura prima dei Titoli di coda riassume l'atroce bellezza della Solitudine esistenziale che caratterizza l'esistenza di ogni Individuo particolarmente sensibile. O, almeno, io che mi ritengo un Individuo particolarmente sensibile (non nel senso di romanticone stereotipato, o di finto depresso pure stereotipato, ma di persona che si indaga 24h/24 sulla propria vita e sul proprio Vuoto interiore) ho percepito quel senso di sublime crudeltà di cui è impregnata la Solitudine esistenziale.
"The Lobster" è un'Opera sicuramente artistica, che magari potrà sembrare pretenziosa e "vuota" (e forse può anche esserlo, ma anche qui i Dubbi in merito li apprezzo molto volentieri) ma che, secondo me, esprime con profonda intimità i Dubbi esistenziali che molto probabilmente attanaglia(va)no Lanthimos. La sua messa in scena elegante, per certi versi fredda ma volutamente, l'uso attento del ralenty volto a deformare i volti dei Personaggi (almeno nella prima sequenza di caccia), la scelta delle Musiche (ripetitive, ma anche qui a ragion veduta), anche l'utilizzo della voce narrante fuori campo (che personalmente amo poco, e anche qui non mi ha fatto impazzire, ma non posso negare che si sposi egregiamente con lo Spirito del Film e, soprattutto, ho apprezzato la sua "uscita") contribuiscono alla costruzione straordinaria dell'Atmosfera esistenziale palesemente ricercata, insieme ad un Cast come detto all'inizio straordinariamente in parte (mi son dimenticato di citare un magnifico Reilly nei panni di un ospite dell'hotel con difetto evidente di pronuncia) e all'onnipresenza di Animali soprattutto nella foresta (tra cui quasi sicuramente molti "ex-umani", e si riconosce anche un pony, animale in cui si era trasformato un Personaggio). Ottima anche la scelta di non rivelare ogni singolo sviluppo narrativo, lasciando nel mistero diverse svolte.
Insomma, ci troviamo di fronte ad un'Opera artistica di notevole interesse e valore. Non so se sia un Capolavoro oppure "solo" un buon film: forse è semplicemente un virtuosismo continuo quasi fine a sé stesso (ma ne dubito fortemente). Va detto che personalmente non mi interessa nemmeno più di tanto stabilire se "The Lobster" sia appunto un Capolavoro oppure no: sono piuttosto sicuro che sia un Film personalissimo e audio-visivamente d'impatto, e questo mi basta.

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