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Starry Eyes

Regia di Kevin Kolsch, Dennis Widmyer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Starry Eyes

di maurizio73
6 stelle

Piccolo horror mefistofelico, declina la parabola metacinematografica di un'aspirante starlette off hollywood cui il tentacolare settarismo produttivo riserva un ruolo da sanguinaria adepta vendicatrice destinato a confondersi con la sua stessa vicenda umana. Alexandra Essoe si tira i capelli, ma è bella lo stesso.

Avvenente cameriera in un fast food con ambizioni da attrice cinematografica, la giovane Sarah è affetta da una grave forma di tricotillomania, che ha l'effetto di sedare i suoi frequenti ed incontrollati attacchi d'ira. Il casting per il nuovo film horror di una misconosciuta compagnia di produzione diventa così per lei l'occasione di riscattarsi da una vita di  insoddisfazioni professionali e frustrazioni sociali. Il prezzo per il successo però, sembra più alto di quello che avrebbe mai pensato di dover pagare.

 

locandina

Starry Eyes (2014): locandina

 

What price Hollywood? La risposta alla domanda che dà il titolo ad un classico dramma di George Cukor sui compromessi richiesti dalla macchina dei sogni più grande del mondo sin dai suoi albori, è l'interessante spunto in chiave horror della estemporanea coppia Kölsch-Widmyer alle prese con un progetto per il quale la ristrettezza dei mezzi di una campagna di autofinanziamento in rete esige necessariamente un surplus di inventiva ed originalità realizzativa per essere portato a termine. Scritto con grande intelligenza dai due autori ed ancora meglio portato in scena attraverso un interessante scivolamento del registro dall'apparente realismo della narrazione fino ai misteriosi territori di una perturbante dimensione onirica, ripropone il classico tema mefistofelico, caro al cinema di genere, declinandolo attraverso la parabola metacinematografica di un'aspirante starlette off hollywood cui il tentacolare settarismo produttivo riserva un ruolo da sanguinaria adepta vendicatrice destinato a confondersi con la sua stessa vicenda umana. A metà strada tra la demiurgica autonomia dell'opera d'arte cara a Carpenter (Cigarette Burns, In the Mouth of Madness) e la teoria della nuova carne del cinema di Cronenberg, nelle metaforiche metamorfosi di una freak col corpo da pin-up che una innata complessione psicofica rende adatta alle manipolazioni di un sulfureo magnate pentacolare (un Louis Dezseran che non fa rimpiangere l'Udo Kier del citato Master of Horrors), questo piccolo horrror indipendente propone con gusto tutti i clichè del cinema de paura attraverso una riflessione semiseria sullo squallido sottobosco che alimenta l'industria cinematografica americana (gli amici della ragazza cercano invano di produrre un film amatoriale e vengono tutti sterminati, mentre chi deteniene potere e denaro, per dare vita ai sogni di gloria, esige sottomissione sessuale ed obbedienza sanguinaria) e sulle cruente trasformazioni d'identità che il mestiere del cinema porta necessariamente con sè. Tra shooting ipnotici che anticipano le ossessioni stroboscopiche dei Neon Demons di Winding Refn ed un finale cospirazionista alla Kill List, gli occhi scintillanti della bella Alexandra Essoe brillano della sinistra luce di un successo che finirà per estinguersi come la breve notorietà della sua misconosciuta attrice protagonista.
Tra i tanti riconoscimenti nelle kermesse a tema, i più importanti sono senz'altro quelli al Fangoria Chainsaw Awards 2015 ed al SXSW Film Festival 2014.

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