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Lo straniero della valle oscura

Regia di Andreas Prochaska vedi scheda film

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La recensione su Lo straniero della valle oscura

di arkin
9 stelle

Con uno stile asciutto, tagliente, duro, ipnotico, il regista Andreas Prochaska ci accompagna attraverso un atipico revenge movie di ambientazione western, che a poco a poco si colora di toni da tragedia greca(lo splendido epilogo, e "Morte!" a chi lo anticipasse).

I tempi dilatati dell'inizio, che parte con una lentezza rarefatta, e si "ciba" dei vasti spazi dell'ambientazione e dei rapporti ancora incerti tra i personaggi, lascia spazio-a poco a poco-ad una minaccia latente, che cresce di intensità, come germinando sottoterra, nelle radici-fisiche e metaforiche del piccolo paese e i suoi uomini, per esplodere poi nella seconda parte. Un secondo tempo che è tutto giocato tra spazi innevati gelidi, quanto gelida-ma in realtà viscerale e tragica, è l'implacabile vendetta del protagonista, la cui trappola scatta proprio nell'opprimente prigionia bianca di un inverno spietato.

Lo straniero Greider-che pure tanto straniero non è, anzi- è anima e cuore del film. Colui che , solo, portatore di un'eredità sanguinaria che non lascia scampo o vie di fuga, pur essendo apparentemente il frutto di un odio distante e non diretto, rompe con violenza l' "incanto tirannico" di un luogo che pare isolato nel tempo, paralizzato e immobile in un'esistenza corrotta e barbara che finge e si nasconde dietro ad una parodia di civiltà. In cui legge, religiosità(bella la scena nel confessionale), comunità sono fossilizzate in rituali quotidiani e collettivi folli, ma così radicati da aver generato una complicità vile insormontabile. Uno stile di vita che "affonda" nella catena quasi impossibile da spezzare dei legami di sangue. Ed è proprio questo, il sangue, una rivolta che nasce dalle radici del proprio male...che sorge per porre fine al regno marcio che l'ha generata.

L'asciutta regia di Prochaska esplode solo nella seconda parte del film, in un crescendo armonico che non lascia respiro fino all'epilogo, alternando immagini e azioni di ampio respiro, ad altre claustrofobiche e ravvicinate; e mescolando in modo sapiente uno stile che guarda al passato, ma anche al presente(i ralenty, la musica, i movimenti di macchina veloci, lo "sfondamento "dello schermo in alcuni sequenze); passaggi lenti e tesissimi ad altri sanguinari; duelli fatti di sguardi ad altri fatti di corpo; azione a tragedia psicologica. Ottimi fotografia, colonna sonora e uso del sonoro.

Cast impeccabile, soprattutto l'ottimo Sam Riley- che fornisce volto, voce e corpo(senza mai eccedere nella recitazione) ad un personaggio tagliente, forte, carismatico, ma anche gravato dal peso tragico di una vendetta personale crudele, che lo isola senza scampo. Che lo rende un eterno straniero di ogni terra.

Per me, un meraviglioso, bellissimo, doloroso film.

 

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