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Blackhat

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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La recensione su Blackhat

di mc 5
10 stelle

Devo fare una premessa, giusto per dare un senso alle figuracce che farò. Il cinema di Michael Mann mi piace (anche se non l'ho visto tutto) ma non ne sono un esperto. Lo voglio specificare perchè si tratta di un autore-culto di quelli su cui esercitano la loro scienza i vari professorini tipo Dams...e non essendo io un topo da saletta d'essai ma bensì un fruitore diciamo pop, non sarò mai all'altezza di certi commenti onniscienti. Ciò premesso, devo dire che il film è affascinante e mantiene intatto tutto il genio di questo Maestro di cinema. Anche se...stavolta ho un problema, che preferisco confessare fin da subito. Il tema centrale del film è la tecnologia più avanzata e sofisticata e di come questa ormai muova il mondo e di come condizioni la Finanza, i rapporti tra i Paesi e dunque il Potere. Il film trasmette in questo senso un fascino speciale ed inquietante anche a chi come me di tecnologia non ci capisce nulla, come quando ad esempio ci vengono mostrati con soluzioni grafiche impressionanti i percorsi della comunicazione digitale. Questa è dunque un'opera di Mann assai sofisticata nel senso appena enunciato, tuttavia il suo modo "alto" di fare cinema è riconoscibilissimo. Solito Maestro ineguagliabile nel dare forma ad un cinema action-thriller di altissima caratura. Storie di uomini in fuga. Di animi inquieti e ribelli. Di uomini perennemente inseguiti e di altri che li inseguono. Sullo sfondo impagabile di metropoli sapientemente riprese in un buio che non dà scampo. E con un paio di qualità ricorrenti: tecniche di ripresa entusiasmanti che conferiscono una percezione di pericolo costante e un montaggio semplicemente fantastico. Se a questo poi aggiungiamo la presenza costante -non invasiva, spesso in sottofondo- di un commento musicale ad hoc, il quadro è completo. Quello che ne risulta è innanzitutto una cosa: un cinema che poggia evidentemente su basi classiche ma che tuttavia è straordinariamente moderno. Le scene indimenticabili sono più d'una, ma voglio segnalare quella -quasi in finale- della festa popolare tra la cui folla si consumano inseguimenti e scontri corpo a corpo "coreografati" con tecniche così altamente suggestive da sbalordire perfino il cinefilo più sgamato. E che dire poi del vento dolente e malinconico che soffia con soave romantica tristezza sui sentimenti che uniscono i due protagonisti? La vicenda non mi ci provo nemmeno a raccontarla, data l'inadeguatezza con cui l'affronterei a causa delle mia ignoranza tecnologica cui sopra accennavo. Parliamo allora dei due protagonisti. Prima di tutto la meravigliosa cinesina Wei Tang che con la sua sublime grazia mi ha fatto (quasi) innamorare. Quanto al protagonista, Chris Hemsworth, pur non essendo certo attore di razza, fa qui del suo meglio, e lo fa bene, aderendo perfettamente al ruolo dell'eroe perdente e un pò ammaccato, coraggioso ma vulnerabile e dolente. Un cenno al "killer cattivo", una faccia da mercenario butterata e da mostro che è già nella leggenda (l'attore è un tal Ritchie Coster). Ovvio ma va detto: il Maestro qui scrive, produce, dirige. Una considerazione/riflessione finale. Se il gigantesco Michael Cimino è inattivo da anni, quasi come un oggetto scomodo e dimenticato, il brutto flop al botteghino USA di questo "Blackhat" fa temere il peggio anche per le sorti di Mann. Com'è ingiusto, il mondo.

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