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Parliamo delle mie donne

Regia di Claude Lelouch vedi scheda film

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La recensione su Parliamo delle mie donne

di barabbovich
5 stelle

Un fotografo di fama internazionale (Hallyday) si trova nel suo sontuoso chalet di montagna (che, nella realtà, è quello del regista…) insieme alla giovane compagna conosciuta in occasione della vendita (Bonnaire), a un paio d'amici e ai domestici, quando vede arrivare alla spicciolata le sue quattro figlie - i cui nomi sono Autunno (Kazemy), Inverno (Thiam), Primavera (Jacob) ed Estate (Lefèvre) - avute da altrettante mogli. Dapprima sorpreso dall'evento del tutto insolito, viene a scoprire che si tratta di un escamotage del suo amico (Mitchell) che si è messo in contatto con le quattro donne con la scusa di una malattia del padre. Il quale è sempre stato un sottaniere egoista votato al lavoro e per questo disprezzato dalle figlie (e non a caso il titolo originale del film è Salaud, on t'aime, ossia, Bastardo, ti amiamo.
È il "solito" film di Lelouch, con la "solita" musica di Francis Lai, fatto di scene corali, ambienti ultraborghesi, dialoghi fitti, colpi di scena, dissapori familiari, tavolate, inserti spiazzanti (l'aquila reale si prende un bel po' di spazio nei simbolismi dell'opera). Il regista transalpino dirige col consueto mestiere, innescando il pilota automatico a servizio di una delle ultime interpretazioni di Johnny Hallyday. Film destinato a imboccare la strada dell'oblio a poche ore dalla visione.

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