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Smetto quando voglio

Regia di Sydney Sibilia vedi scheda film

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La recensione su Smetto quando voglio

di maurizio73
7 stelle

Gruppo di giovani e brillanti laureati, frustrati da una vita lavorativa e personale all'insegna della precarietà e della mediocrità, uniscono competenze e inclinazioni nel remunerativo progetto di produzione e spaccio di una 'smart drug' non ancora censita come sostanza illegale dal portale ministeriale. Tutto sembra funzionare a meraviglia finchè non pestano i piedi di uno scontroso ras locale e, come se non bastasse, vengono scoperti dalle forze dell'ordine.
Dalle tragicomiche vicende che ispirano la serie TV americana 'Breaking Bad' declinata secondo i gusti e le cronache di una precarietà generazionale ai tempi della crisi in salsa nostrana, il giovane regista e scrittore salernitano Sydney Sibilia trae spunto per questa commedia brillante e accattivante sulle possibili degerazioni culturali di una classe di acculturati trentenni che coalizzano assortite professionalità accademiche (dal neuorobiologo al biochimico, dal matematico all'antropologo, da una coppia di stralutati e logorroici latinisti per finire con l'inutile competenza di un archeologo automunito) nell'esilarante rivisitazione di un 'romanzo criminale' de noantri che finisce per assomigliare più alle velleitarie intraprese di una 'banda del buco' tanto cara alla rediviva commedia all'italiana ('I soliti ignoti' - M.Monicelli 1958) che alle smaglianti performance di criminali in erba nell'eden californiano dell'ultimo Stone ('Savages' - 2012). Il risultato è apprezzabile tanto sul piano di un ritmo comico che ripropone l'originale parodismo dei modelli americani di riferimento (montaggio brillante, cromatismi finto-patinati, situation comedy al limite del grottesco) quanto su quello di un funzionale accumulo dei luoghi comuni ai tempi della crisi che ci propinano i media nostrani (dai cervelli furstrati dalla mediocrità dell'istituzione universitaria al ripiego precario e sottopagato di lavoretti umilianti e umilissimi magari al soldo di 'munifici' benzinai cingalesi o dispotici ristoratori cinesi).
Tutto fa brodo insomma, ma quel che più conta (da un punto di vista del diletto cinematografico s'intende) è piuttosto l'incastro per una volta non banale delle situazioni comiche ('ma questa pulsione erotica che non riesci a trattenere dipende da quello che hai preso, oppure?...No! Ti piaccio proprio io...ti piaccio...') l'ottima direzione di un gruppo (questi sì utilizzati a dovere) di attor giovani e talentuosi impegnati in un gioco di squadra alla 'Ocean Twelve' ed una gara di bravura e di esagerazioni comiche che scoprono un gioco le cui carte (a differenza del poker) possono essere benissimo contate; limite e punto di forza allo stesso tempo di un cinema che in un certo senso, oltre ai modelli sociali correnti, prende in giro con ironia e leggerezza soprattutto se stesso. Meritato riscontro al botteghino e distratta accoglienza da parte della critica per quell''Accademia del crimine' (nel senso letterale della parola) che non ti aspetti.

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