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Assassinio allo specchio

Regia di Guy Hamilton vedi scheda film

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La recensione su Assassinio allo specchio

di luisasalvi
8 stelle

In un castello inglese affittato per l'occasione si sta per girare un film su Maria Stuarda, diretto da Jason Rudd (Hudson), in cui torna a recitare sua moglie, la celebre Marina Grag (Taylor), non più giovanissima, che non aveva più recitato da quando aveva avuto un figlio gravemente handicappato a causa della rosolia contratta durante la gravidanza (ma noi sapremo questo dettaglio solo più tardi). Mentre si sta svolgendo il party di benvenuto con i notabili locali, arriva imprevista Lola Brewstel (Novak), l'amica del produttore del film (Curtis), che la impone come attrice nella parte di Elisabetta. Si ha un acceso diverbio fra le due attrici rivali. Intanto Heather Babcock (Maureen Bennett), esaltata fan di Marina, riesce a parlarle, e non smette, raccontandole di averla già conosciuta anni prima, di essere andata a incontrarla pur essendo malata a letto con la rosolia, e di averla baciata (questo noi lo ascoltiamo, ma gli altri no…). Marina resta esterrefatta, con lo sguardo fisso nel vuoto… o sulla copia di una maternità di Bellini appesa alla parete… Subito si riprende, ordina due daiquiri (con pronuncia sdruciola nella versione italiana del film, forse per deformazione dall'inglese), poi (poi…) dà un colpo a Heather facendole rovesciare il bicchiere e le dà il suo. Heater beve e muore. Un ispettore di polizia indaga con l'aiuto della zia, miss Marple (Lansbury), che scopre la storia della rosolia dell'una e dell'altra: Marina era incinta quando Heater la incontrò, la baciò e le trasmise la rosolia. Dopo vari dettagli divertenti risulta che il marito, molto innamorato, prima cerca di proteggere Marina, poi decide di ucciderla per evitarle l'umiliazione ed altri dolori, ma lei si uccide per conto suo.

Giallo scontato secondo alcuni, secondo altri uno dei più drammatici di Agatha Christie. Mi sembrano poco convincenti la freddezza con cui Marina decide ed esegue abilmente l'omicidio di Heather subito dopo la scoperta drammatica, l'importanza della copia di Bellini che ricorderebbe a Marina la sua maternità infelice (a me pare piuttosto uno sfoggio di cultura a buon mercato, oltre al fatto che copie di capolavori appese alle pareti di un castello sarebbero forse possibili ora con la moda dei falsi d'autore, o avendo l'originale in banca, o fra neoricchi americani, ma non in Europa), forse la decisione del marito di uccidere Marina; ma questa è proposta molto bene, e notevole è l'ultimo saluto fra i coniugi, ognuno deciso al gesto fatale e consapevole di dare l'ultimo saluto all'altro: uno dei casi (tanti, in ogni film che non sia solo di cassetta; altrimenti avviene il contrario) in cui si apprezza meglio l'episodio se si conosce già tutto il film.

Morandini denuncia il "manicheismo spregiativo" della descrizione del mondo cinematografico; a me pare proprio il contrario: l'autoironia di queste vecchie glorie che non si risparmiano critiche e derisioni mordenti e non false, e che accettano di farlo in un film, mi sembra uno dei pregi del film che ovviamente non c'erano nel libro. Miss Marple (Lansbury) è forse la protagonista nel libro, ma certamente non nel film; che poi sia Lansbury a salvare il film è tesi sostenibile solo da fans della Signora in giallo avvezzi ai telefilm: il film ruota evidentemente attorno al dramma (molteplice, ma riconducibile a quello della malattia in gravidanza e delle conseguenze sul figlio) di Marina, proposto abilmente evolvendo da toni di commedia anche autoironica sull’età delle due attrici in competizione, alla depressione connessa all’interruzione dell’attività di attrice, proposta dapprima secondo il cliché usuale, poi spiegata con il dramma della maternità, fino alla conclusione di omicidio-suicidio dettato da amore … recitato con insospettabile convinzione e moderazione da due vecchi miti del cinema.

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