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Turner

Regia di Mike Leigh vedi scheda film

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La recensione su Turner

di ethan
8 stelle

 

'Turner' è tra le tante biografie che hanno fatto capolino nel 2014 (da noi lo scorso gennaio) quella che più mi incuriosiva: in primo luogo per la mia passione per la pittura ed in secondo luogo per il fatto (non certamente secondario) che a dirigerla ci sia Mike Leigh, un autore che mi stregò fin dai tempi di 'Segreti e bugie' e da allora non mi persi più un suo film, pur tra le svariate difficoltà distributive che il suo modo di fare cinema incontra, 'Turner' compreso.

Se il biopic è già di per sé un terreno insidioso, quelli aventi per protagonisti un pittore sono un autentico campo minato, in quanto gran parte di essi finiscono per essere o una pedissequa serie di quadri posti davanti alla mdp, oppure il racconto il più delle volte di una vita fatta di dissolutezze e dissipazione di un talento, mancando quindi di quell'elemento per me fondamentale, cioè cosa c'è alla base di quel processo di creazione artistica e come il pittore arriva al risultato finale?

Mike Leigh con 'Turner' ha assolto questi compiti, cogliendo l'arte di un pittore gigantesco e precursore dell'Impressionismo, con le sue straordinarie opere en plein air, nate traendo ispirazione e partendo dall'osservazione di un fenomeno naturale andando direttamente sul posto, facendo uno schizzo su un taccuino e poi dipingendo l'opera nel suo studio di casa, mostrando addirittura l'acquisto dei prodotti necessari per dipingere (che veniva effettuato dal padre del pittore) e poi le tecniche usate fino al risultato definitivo, non compreso da molti, Reali inclusi, e addocchiato da potenziali acquirenti che dovettero rinunciare poiché era desiderio dell'artista che i suoi quadri fossero fruiti dal maggior numero di gente possibile e gratuitamente.

Mike Leigh - anche autore della sceneggiatura - decide di raccontare gli episodi salienti degli ultimi venticinque anni di vita di Turner, proprio poco prima della morte del padre, con uno stile che si potrebbe definire contemplativo, in quanto i fatti scorrono lentamente e siamo di fronte a lunghe sequenze in cui il montaggio e i dialoghi - di solito una componente preponderante nei suoi film - vengono ridotti al minimo indispensabile proprio per far risaltare ancor più la bellezza delle immagini, esaltate dalla straordinaria fotografia di Dick Pope, da apprezzare quasi come se si fosse in una galleria d'arte.

Oltre a questo però l'autore riesce anche a cogliere l'aspetto umano dell'artista, dandone un ritratto veritiero di uomo all'apparenza burbero e non raffinato, ma capace anche di slanci verso altre arti - come nella sequenza in cui canta un'opera di Beethoven suonata al pianoforte da una donna - e di curiosità verso un medium 'nuovo' per i tempi come il dagherrotipo, antenato della fotografia e sulla capacità di questi di 'cogliere l'attimo' e un giorno di sostituire la pittura, che fino a quel momento aveva l'esclusiva di assolvere a tale compito.

Ovviamente anche l'aspetto relazionale-sentimentale nei confronti delle donne non viene tralasciato, quindi vediamo Turner nei difficili e turbolenti rapporti con la donna e le due figlie avute da lei ma sempre trascurate, con la governante, con la quale consumava rapporti occasionali e con la relazione, la più sentita da lui, con la padrona di un albergo dove alloggiava diverse volte per osservare la natura da vicino e come essa veniva illuminata dai raggi del sole, definito Dio dal pittore sul letto di morte.

Un'ulteriore componente analizzata nel film è l'incontro-scontro con altri colleghi-rivali dell'epoca, come l'altro grande paesaggista John Constable o con il giovane John Ruskin, tratteggiati facendo ricorso a una gustosa ironia di fondo.

Gigantesca l'interpretazione di Timothy Spall, che riesce, grazie all'attenta regia di Mike Leigh, ad evitare qualsiasi gigioneria e a fornire il ritratto di un genio scontroso, irascibile ma capace di gesti e atti di profonda umanità.

Voto: 8.

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