La recensione su Turner

è sempre un piacere avere a che fare con uno che ha la faccia di mike leigh.... ce n'ha dello scorbutico e checché se ne dica di una certa maniera dei suoi ultimi film, io ne vorrei di "cose" come "happy go lucky" e "another year" solo per citare gli ultimi prima di questo. non è un autore molto amato dagli esercenti e dalla distribuzione italica, il suo "topsy turvy" mai arrivò sui nostri schermi bianchi e lindi.... vabbè peggio per noi. turner gode di un inizio splendido con due gentil signore olandesi che chiacchierano tranquillamente mentre la camera lentamente le segue fino ad inquadrare sullo sfondo questo omone fatto a forma di pera che schizza sul suo taccuino. fotografia miracolosa ma che dire della musica che fa ulteriormente dialogare questo biopic che sembra qualsiasi cosa tranne che una biografia. essendomi di recente abituato a vedere i film in lingua originale, non vedo l'ora di gustarmelo in inglese coi sottotitoli, perchè di sicuro(senza nulla togliere ai doppiatori.... per carità non ho intenzione di denigrarlo) acquisterà moltissimo. con la tecnica di mike leigh di far interagire e provare gli attori per mesi tanto da farli sembrare familiari e di lavorare spesso con le stesse sue "bellissime" facce, leigh ci introduce nel genio di un uomo che si rarefa a tal punto da non venir più compreso verso la fine della sua esistenza, un pò come le ninfee di monet che dovevano sembrare un'accozzaglia informe di colori, le sue tele giallo-sporco(come definite sbrigativamente e con spregio da una regina indignata) sono e non sono. il film di mike leigh finisce tragicamente con la morte del pittore(no! non è uno spoiler!!!)e con una tristezza talmente cosmica che pensavo mi rovinasse il riposo e il sonno. alla fin fine si parla di persone che si relazionano, toccandosi senza sentirsi o toccandosi senza avere la possibilità di trattenersi. prendiamo il personaggio di hanna, la damigella che cura la casa e lo stesso turner, interpretato in maniera dimessa e partecipe da un'immensa dorothy atkinson. il finale ricorda la vecchia di "belle speranze", una tristezza che ti si incancrenisce dentro e hai paura di quel senso di desolazione perchè è vero come solo lo può diventare grazie ad autore e attori che esulano dal senso dell'attore da red carpet. e non è snobismo, me ne frego, amo i red carpet, ma qui è il viso sciatto e roso della domestica e dei suoi occhi chini e sfuggenti ma attenti che versano disperazione arida in quella casa enorme. sono i rapporti di cui leigh è maestro. un personaggio minore come il signor booth interpretato da karl johnson, che di mestiere era sulle navi negriere, ed è quel suo spostare gli occhi ad un lato a ricordare dolorosamente la pena a cui quelle persone venivano riservate come se non fossero nemmeno persone umane. la violenza delle tempeste di turner o delle "solite" marine vessate da mari in tempeste e neve e pioggia battenti, la protervia umana trasmessa in capolavori pittorici senza tempo. qualsiasi cosa nel film di leigh, rappresenta gli stati d'animo umani. il buon umore della signora booth(marion bailey) ricorda tanti altri personaggi di mike leigh, dalla poppy di sally hawking alla indeminca(bile)ta mamma di "dolce è la vita" interpretata da una memorabile alison steadman che riescono ad affrontare momenti duri ed impegnativi(una figlia anoressica che non vuole aiuto.... questo si che è uno spoiler) con l'unica arma di cui dispongono, il sorriso e il buon umore... insomma un film magniloquente dal punto di vista tecnico ed artistico, perchè non ci si dimentichi che mr turner è interpretato da quel mostro di timothy spall che ricorda paurosamente charles laughton. vediatelo e siatene fieri... oh finalmente un grande film al cine!