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The victim

Regia di Sammo Hung Kam-Bo vedi scheda film

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La recensione su The victim

di braddock
6 stelle

Nei suoi vent'anni da regista, dall'IRON FISTED MONK del 1977 all'ONCE UPON A TIME IN CHINA 6 del 1997, il paccioso Sammo Hung Kam-Bo ha realizzato diversi importanti capolavori delle arti marziali che si pongono di diritto nelle vette più alte del genere. Purtroppo, molti titoli dal 1985 in poi come LA GANG DEGLI SVITATI o THE SHANGHAI EXPRESS risultano piuttosto mediocri, più puntati su un'inutile comicità dememziale che sull'esemplare rappresentazione del Kung-fu nella sua massima perfezione tecnica. Sono quindi i lavori degli anni addietro, tipo IRON FISTED MONK che ricito, WARRIORS TWO o THE ODD COUPLE, ad entusiasmnare maggiormente anche chi non è troppo appassionato di tale cinema. Questo THE VICTIM, si colloca un po' a metà tra i capolavori e le pellicole trascurabili appena citate. Le sequenze di arti marziali si mostrano infatti imperdibili e trascinanti, ma la storia non è ben sviluppata in quanto ripetitiva e con diversi momenti del tutto evitabili. La trama vede Sammo Hung nel ruolo di Chang Wing, un giovane appassionato di arti marziali alla disperata ricerca di un maestro. Tutti coloro coi quali si imbatte vengono però facilmente sconfitti, non potendo consentire così al ragazzo di migliorare le sue capacità. Arriva il giorno in cui per strada Chang nota un passante, il quale attua uno spettacolare salvataggio di un commercinate di legno. Intuite le notevoli abilità del tizio, Chang decide di seguirlo e di diventare il suo allievo. L'uomo però non ne vuole sapere, cercando di allontanare Chang con ongi mezzo ricorrendo spesso anche al Kung-fu. Il ragazzo però non è intenzionato a rinunciare, seguendo lo sconosciuto fino all'interno della sua magione. Costui è in realtà Leung Chun Yau (Leung Ka-Yan) il figlio adottivo di un ricco proprietario terriero. A turbare la vita di Leung vi è appunto il figlio legittimo del defunto riccone, il quale non ha mai accettato di spartire i suoi averi con colui che ha sempre considerato un intruso diventatogli ancora più sgradito dopo la perdita di un occhio a causa di un incidente. Inoltre i due fratellastri erano innamorati della stessa donna, la quale aveva scelto di sposare Leung, casuando però l'ira del rivale. Dopo il suicidio della moglie per salvargli lavita, Leung accetterà finalmente di allenare Chang per combattere insieme contro il malvagio parente e i suoi uomini... Il film si segue piacevolmente, godendo di un ritmo velocissimo e di numerosi combattimenti senza effetti speciali come solo in certe pellicole di Hong Kong può capitare di assitere. Purtroppo però lo svolgimento risulta piuttosto improvvisato, con dei colpi di scena finali magari interessanti ma del tutto slegati con gli avvenimenti accaduti in precedenza. Inoltre Sammo Hung ha si una parte consistente, ma il vero protagonista è Ka-Yan leung ottimo nelle scene d'azione ma non memorabile come avrebbero potuto esserlo Ti Lung o Gordon Liu in quel ruolo. C'è poi qualche siparietto che proprio non ci stava, la sequenza all'interno della sauna ad esempio non mi è affatto piaciuta. A parte questi difetti, resta comunque un titiolo di certo interesse per gli appassionati del Kung-fu al cinema, sicuramente in grado di offrire frequenti momenti da antologia del genere. Un titolo quindi che può essere recuperato, anche se non è proprio tra i più interessanti di Sammo Hung.    

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