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Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick

Regia di Ron Howard vedi scheda film

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La recensione su Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick

di alan smithee
5 stelle

L'idea non banale di raccontare l'antefatto originale che ha ispirato Herman Melville per la stesura del suo capolavoro Moby Dick, costituisce anche un'ancora di salvataggio per l'ambiziosa operazione capitanata dal valido e solido regista Ron Howard, piuttosto avvezzo alle imprese titaniche o comunque non proprio rilassanti.

Seguiamo pertanto il giovane scrittore corteggiare un anziano marinaio molto restio a raccontare quella che si rivela una storia abbagliante per il brillante letterato, ed umanamente e persino eticamente devastante per i sopravvissuti in grado di poter raccontare l'accaduto.

E dunque poco dopo ci troviamo piacevolmente catapultati tra le rotte misteriose di un mondo ancora in parte inesplorato, a bordo di una nave baleniera che, nel 1821, salpa dal New England per dirigersi a fare il pieno del prezioso olio di balena, elemento indispensabile per garantire l'illuminazione delle città e altri "lussi" di un'epoca che volgeva lo sguardo verso il progresso e le nuove scoperte.

Man mano che l'avventuroso viaggio procede, tra schermaglie e diffidenze tra capitano e primo ufficiale, ecco sopraggiungere pian piano l'ostacolo che supera ogni tempesta ed altra catastrofe naturale: la presenza di una balena gigantesca dalle tonalità chiare, che si oppone alla mattanza delle sue colleghe "ordinarie", ed inizia a vendicarsi reagendo con la propria inconsueta forza e massa, ad uno sterminio forse a quei tempi giustificato, ma a tutti gli effetti inaccettabile, specie se considerasto dal punto di vista dei cetacei.

Tutto ottimo, con riferimento soprattutto agli effetti speciali entusiasmanti, e alla bravura di un cast che fa di tutto pur di non farsi soffocare dalla presenza "ingombrante" del grosso animale.

Sforzi inutili perché il problema del film di Ron Howard sono proprio i personaggi umani: imprigionati quasi tutti in cliché comportamentali che li rendono figurine bidimensionali e convenzionali e stereotipi di un'umanità che resta attuale certo, ma anche molto o troppo in superficie: proprio il tipo di personaggi che il grande Melville ha in tutto e per tutto evitato scrivendo il suo capolavoro: non un Achab né un Ismaele qui dentro, ma solo retorica in abbondanza, e che solo a tratti la furia della balena riesce a tenere sotto controllo.

Pertanto è singolare e quasi divertente vedere il giovane Melville che prende appunti su una storia che, per sua fortuna ed ammissione, egli stravolgerà firmando un capolavoro che qui, nella sua trasposizione cinematografica, si ha almeno la saggezza di tenere come (lontano) riferimento, o bozza di qualcosa di molto superiore che impiegherà ancora anni ed anni (ce lo insegna la storia e ce lo ricorda il film verso la fine, poco prima dei titoli di coda) per realizzarsi.

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