La recensione su Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick

Nel 1850 Herman Melville (Ben Whishaw) si reca nell'abitazione dell'anziano Thomas Nickerson (Brendan Gleeson) per farsi raccontare la sua esperienza a bordo della baleniera Essex nel 1820 quando, dopo esser salpata da Nantucket nel Massachusetts, l'equipaggio si trovò a far fronte a una balena di dimensioni 'bibliche' e a lottare per la sopravvivenza. L'uomo, all'inizio, è un po' recalcitrante ma poi dà libero sfogo a quel che ha vissuto quasi trent'anni prima, rievocando una storia appassionante che, insieme ad un'altra, sarà alla base del capolavoro 'Moby Dick', il cosiddetto Grande Romanzo Americano.

Ron Howard, con (In) 'The Heart of the Sea', si accosta ad una materia tanto famosa ed ostica con un approccio di stampo classico, fatto di personaggi delineati in base a schemi ben prefissati, una solida capacità di narrazione, senza 'svolazzi d'autore', lasciando da parte i simbolismi che saranno alla base del libro di Melville per concentrarsi sugli aspetti avventurosi e sul dualismo uomo-natura, costruendo un'opera che, pur mantenendosi nei solchi di una maniera di fare cinema ormai consolidatasi da anni, risulta di buona fattura.

La sceneggiatura, tratta da 'Nel cuore dell'oceano' di Nathaniel Philbrick e scritta da Charles Leavitt, se da un lato contiene alcuni difetti nello schematizzare e porre in dualismo tra loro i due personaggi principali della spedizione - il capitano George Pollard (Benjamin Walker) e il primo ufficiale Owen Chase (Chris Hemsworth) - seguendo un archetipo fin troppo abusato dai tempi di 'La tragedia del Bounty', lasciando in secondo piano quasi tutto il resto della ciurma, con individui che, salvo qualche eccezione, il giovane Nathan (Tom Holland) e il marinaio Matthew (Cillian Murphy), finiscono per essere delle figurine e nulla più, dall'altro ha il pregio di alcune svolte narrative sorprendenti e nel pre-finale di inserire un discorso sull'aspetto commerciale e mercantile di ciò che stava alla base della baleneria, che toglie quell'alone mitico poi invece messo in atto da Melville nella sua opera.

Howard, del resto, fa suo lo script mettendo in risalto la secolare lotta impari tra uomo e natura, sottolineando la disparità del rapporto con inquadrature in campo lungo con la nave prima e le scialuppe poi viste come dei puntini in messo all'oceano, impedendo di farsi 'schiacciare' e far notare troppo la computer graphic - come era successo in un film vagamente simile, che narrava di uomini in mare, lotte con animali e sopravvivenza, ossia 'Vita di Pi' di Ang Lee - facendo risaltare il lato 'umanista' della storia, fatta di persone che si trovano a fronteggiare qualcosa di inatteso e più grande di loro: qualche incertezza narrativa nella prima parte che però da metà film in poi lascia il passo ad un ritmo incalzante, con una padronanza del flashback tale che fa si che i due piani narrativi non si ostacolino tra di loro ma che, al contrario, alimentino l'attesa.

Per quanto riguarda il cast, anche qui qualche ombra offusca le luci: il binomio tra comandante e primo ufficiale, reso dallo spento Benjamin Walker e dal corpulento Chris Hemsworth, che dovrebbe essere il fulcro del film, viene spesso oscurato dal duo Ben Whishaw/Melville e Brendan Gleeson/Dickerson anziano, che dà vita a delle scene intimiste impagabili e al limite del toccante, rubando la scena alle pur furiose e efficaci riprese marinare, che toccano il culmine della tensione nelle apparizioni 'diaboliche' del mostro marino.

Un'opera onesta e di sicuro impatto spettacolare, lontana dal capo d'opera la cui storia ha ispirato, ma degna di essere vista.

Voto: 7,5.