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Into the Woods

Regia di Rob Marshall vedi scheda film

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La recensione su Into the Woods

di mc 5
9 stelle

Non sono uno di quelli che si aggrappano ad una posizione e di là non si smuovono nemmeno se percepiscono di aver sbagliato in qualcosa. Ed è quello che è accaduto riguardo alla mia opinione su questa pellicola. Avevo deciso di non recensirla nemmeno, tanto mi ero impuntato su di una questione. Mi spiego. Chi mi conosce sa quanto io sia devoto verso le produzioni Disney (quasi tutte, con speciale affetto per il marchio Pixar). Quindi le premesse in positivo c'erano tutte. A questo aggiungiamo che le canzoni sono belle (si tratta di un musical), gli attori bravissimi tutti, le scenografie e le luci splendide....ma c'era un problema che non mi dava pace ed era di ordine (non ridete, vi prego) "morale". Qua tutto poggia su un'idea: mescolare tra loro vicende e personaggi di tre note fiabe (Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Rapunzel) con l'aggiunta di un'altra (Jack e i suoi fagioli) che da noi è pressochè sconosciuta. Ciò che non tolleravo era lo snaturare il senso di favole che hanno fatto crescere milioni di bambini in tutto il mondo, procurando loro probabile sconcerto e forse anche qualche turbamento. E questo non mi andava giù, le fiabe "non si toccano". Giù le mani da un certo immaginario "bambino" conclamato e consolidato. Questo pensavo con convinzione. Poi ho avuto l'idea di rivedere il film e il mio giudizio in merito -pur restando inalterato nella sostanza- ha dovuto fare i conti con altre considerazioni. Un fatto è certo: i bambini più piccoli è bene non vedano questa pellicola, ne uscirebbero disorientati. Ma gli adolescenti e gli adulti possono godere alla grande delle forti manipolazioni operate sulle fiabe originali. E badate che qui non parliamo di variazioni sul tema a carattere dak o in cerca di "coolness" fighetta (Cappuccetto Rosso insegna). No, qui sono modifiche giocose e divertenti, ma soprattutto geniali e anche sofisticate nel loro evolversi. Diciamo che lo sceneggiatore ha lavorato di fino, creando evoluzioni narrative spesso curiose e sorprendenti, e talmente a tratti elaborate da non essere del tutto comprensibili nemmeno per un adulto. E aggiungerei che bisogna riconoscere alla Disney il coraggio di aver prodotto un'opera che persegue più che il successo al botteghino un obbiettivo di forte originalità. Anche se poi la presenza di volti noti di Hollywood spingerà comunque il prodotto verso il successo. Personalmente non amo il genere musical, ma qui le canzoni sono di buon gusto e non annoiano. Qualche critico ha rilevato (e io mi associo) una particolare adesione degli attori (tutti) ai rispettivi ruoli, come se ci avessero messo un impegno aggiuntivo (e questa percezione l'ho recepita anch'io) fornendo interpretazioni brillantissime e impeccabili. E poi c'è un aspetto che ho vissuto con particolare piacere e soddisfazione. I testi delle canzoni (che ognuno può leggere nei sottotitoli in italiano) sono spesso intelligenti (non le solite cantatine melense), e che concorrono ad alimentare quello che è il messaggio finale del film, che oltretutto è rivolto (che vi dicevo all'inizio?) non ai piccoli ma agli adulti (intesi come genitori). Ed è un messaggio bellissimo, che qui non rivelerò ma che appare nei sottotitoli di coda. Un messaggio che nella sua estrema sintesi è stato anche utilizzato nella campagna promozionale del film: "Attento a quello che desideri". Attori tutti -come accennavo- in gran spolvero. A partire da una -a tratti simpaticamente gigiona- Meryl Streep. Poi il bravissimo James Corden (un fornaio buono e un pò naif). Emily Blunt sempre deliziosa con quel suo leggero strabismo di Venere che ormai conosciamo. Anna Kendrick che sfoggia -oltre ai suoi consueti denti da topolina- una voce davvero molto bella che pochi si aspettavano. Chris Pine, attore professionalmente in fase di grande lancio. E anche un Johnny Depp la cui partecipazione è però assai ridotta. E vorrei concludere con una piccola nota. Ho già detto che trattasi di tutt'altro che favoletta natalizia per bambini, ma di opera piuttosto "evoluta". A questo vorrei agganciarmi per rilevare il risvolto -non poco intrigante- psicanalitico dell'opera. C'è un versante onirico. Ci sono tracce di Feud, per chi le vuole e le sa cercare. C'è un lavoro di elaborazione del senso di colpa e del senso di Morte. Ma c'è anche, evidente, il richiamo a Bruno Bettelheim, supremo studioso della psicologia infantile. Ma non preoccupatevi per ciò che ho appena scritto: a salvare il lato pop dell'opera ci pensa una bella e gustosa mano di humour nero.

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