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Strano interludio

Regia di Robert Z. Leonard vedi scheda film

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La recensione su Strano interludio

di EightAndHalf
5 stelle

Il curioso Strange Interlude, tratto da Eugene O'Neill, fu presentato al primo festival di Venezia nel 1932 insieme ad altri film fra cui The Sin of Madelon Claudet (1931) di Edgar Selwyn e Forbidden (1932) di Frank Capra. I tre film hanno alcuni punti in comune: tre melodrammi la cui trama si snoda per la lunghezza intera della vita delle tre protagoniste femminili, alle prese con scelte ed eventi di gioventù che condizionano la loro esistenza per sempre. Nel caso di Strange Interlude, forse il più debole dei tre film, la faccenda si fa ancora più complessa perché, sulla scorta dell'opera teatrale sperimentale d'origine, il dramma si snocciola interamente sul dualismo fra le voci interiori e le voci esteriori dei personaggi. Infatti sentiamo costantemente le voice over dei pensieri dei protagonisti, e alternate alle stesse anche le loro battute effettive, in un botta e risposta non sempre incisivo. Sebbene i film godano di qualità differenti (curioso che il più riuscito e commovente sia il più sconosciuto, il piccolo bel film di Selwyn), tutti e tre dànno l'idea di cosa sfornava la macchina Hollywood in quel dell'inizio degli anni '30. Ma, nel bene o nel male, Strange Interlude è il titolo più sperimentale: l'alternanza battute/voice over viene in concomitanza con le prime sperimentazioni del cinema sonoro, e gode di pochissimi altri precedenti mai comunque così ostinati nel voler inquadrare i propri personaggi in questo particolarissimo modo. Sembrerebbe lavoro per un regista dai ritmi adrenalinici come Hawks o Capra, ma Leonard compassa troppo il ritmo del suo adattamento, sfiorando il ridicolo e osando parecchio in una prima parte che salta continuamente di palo in frasca nella giostra dei tre protagonisti (fra cui Clark Gable) tutti innamorati della stessa donna, Nina (magnetica Norma Shearer). La cattedrale di bugie che regna nella vita dei quattro protagonisti rimane immacolata (o quasi) fino alla vecchiaia, quando a rimanere in piedi è soltanto il rapporto più genuino e paziente, quello del singolo dei tre uomini che ha saputo pazientare e farsi da parte nonostante i suoi desideri. Un paradossale invito alla cautela sentimentale in un film che di cautele non ne prende neanche una. 

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