Regia di Alberto Sordi vedi scheda film
La seconda regia di Sordi rientra perfettamente nella personalità del suo autore:dare forma umoristica ad un tema sociale, nella migliore tradizione degli italiani medi di cui Sordi è stato il maggiore rappresentante. Ora, si sa, come regista il buon Alberto non valeva granché, e non di rado toppò, e anche di brutto proprio per mancanze in cabina di regia.
Dopo l’esordio di Fumo di Londra, film curioso e personale ma poco o niente di più, si fece assistere, come al solito, dal fido Rodolfo Sonego per imbastire questa specie di satira sul matrimonio, tra mogli (l’amica Giulietta Masina, in una delle rare volte senza Federico), figlie (Paola Pitagora, da poco Lucia Mondella in tv), amanti (l’iconica Anitona Ekberg, la bergmaniana Bibi Andersson, l’acerba Laura Antonelli, la giovanissima Tina Aumont, la televisiva Marina Morgan…) ed altre donne (Caterina Boratto, Franca Marzi). Misogino certamente, vagamente maschilista per quanto si decantino le doti (sessuali?) delle donne (dei corpi) in scena, manca di quella reale spinta satirica di cui avrebbe avuto bisogno. Ma forse non è un caso che la scena più bella di tutto il film sia l’ingresso in scena di Silvana Mangano, i cui occhi beffardi e malinconici spuntano da dietro una porta facendo balzare di colpo il valore della discreta pellicola.
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