Regia di Andrea Segre vedi scheda film
Regista e documentarista impegnato sui temi del lavoro (Il sangue verde) e dell'immigrazione (Io sono Li), Andrea Segre prova a raccontare il dramma di un rifugiato proveniente dal Togo (Folly) che ha perso la moglie subito dopo che questa ha partorito la loro bambina. L'uomo sembra essersi integrato nella piccola comunità del Trentino dove entra in contatto con l'adolescente Michele (Marchel), orfano di padre, e con il nonno di quest'ultimo (Mitterrutzner), presso il quale svolge piccoli lavori di falegnameria. Ma il suo sogno è quello di proseguire il viaggio oltre confine.
Con uno stile semidocumentaristico, Segre registra gli infinitesimali spostamenti emotivi del protagonista, mettendoli in relazione con la tranquilla vita della comunità montanara. Lo stile, figlio della lezione olmiana, è di una lentezza esasperante e letargica, i dialoghi frammisti ai pensieri del protagonista sono didascalici e meno che ordinari, e sull'intera operazione grava - complice anche la fotografia sempre ricercatissima di Luca Bigazzi - un'aura di gelida autorialità, che non suscita alcuna empatia verso nessuno dei personaggi.
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