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Big Eyes

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Big Eyes

di giansnow89
6 stelle

Godibile.

Immaginatevi di avere un grande talento. Immaginatevi di non essere bravi a propagandarlo. Immaginatevi che la persona da voi amata invece lo sia. Che per 10 anni si attribuisca di fronte al mondo il merito dei frutti del vostro talento, che vi releghi in uno sgabuzzino a lavorare giorno e notte, da schiavi, per la sua sete di fama e di denaro. Questo è Big Eyes. La sgradevole vicenda della pittrice Margaret Ulbrich (Amy Adams), separata con figlia a carico, che sposa per necessità un artista di strada, Walter Keane (Waltz). Keane è un pittore mediocre, superato, che prova invano a far penetrare le sue opere nel mondo dell'arte senza far presa. Viceversa Margaret ha uno stile e soggetti tutti suoi, dei trovatelli con grandi occhioni in cui sono racchiuse tutta la tristezza e la malinconia del mondo. Dopo una rissa col proprietario di un night club che ospitava temporaneamente le loro opere, un quadro di Margaret finisce proprio in prima pagina. Diventa celebre, fascinoso. Davanti all'apparentemente innocente domanda  di un avventore del night su chi sia l'autore dell'opera, Keane non ha dubbi e si arroga tutti i meriti. Per Margaret è il principio di un periodo di umiliazione suprema, viene sfruttata come una schiava per produrre opere che il mondo non le riconoscerà mai. Lei stessa ci rivela che quelle tele sono parte di lei, del proprio essere, quindi l'atto di strapparle le opere e spersonalizzarle è niente di meno che un gesto di inusitata violenza, quasi fisica. L'amore cieco per il suo aguzzino e i soldi a palate sono un'ottima ragione per indurla al silenzio, ma per quanto potrà durare?

 

In questo film assistiamo quindi allo stridente contrasto fra le spericolate virtù affabulatorie di Walter Keane, che si accompagnano alla desolante assenza di talento, e la timida, ma convinta proposta artistica di Margaret, che si fa largo in mezzo all'interminabile e vuoto profluvio di parole del marito e arriva dritta al cuore. Dietro alla disinvolta facciata di Keane, si nasconde tuttavia un uomo impacciato, quasi ridicolo, a disagio verso il mondo e che verso il mondo si sente perennemente in credito per chissà quale motivo; la timidezza di Margaret cela invece la tenacia e la costanza di una donna che ha saputo sopportare anni di sottili ma non per questo meno gravi abusi e poi è riuscita a dire basta.  

 

Un Tim Burton lontano dalla sua consueta visionarietà, ci consegna un ottimo film biografico su una vicenda che merita le luci della ribalta. Per una volta l'orgia di colori non è quella delle fotografie del suo film, ma quella delle tele della pittrice. 

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