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Big Eyes

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Big Eyes

di mc 5
10 stelle

Il film era attesissimo e c'era molta curiosità nell'aria per vedere come se la sarebbe cavata un Maestro come Tim Burton dopo una serie di ultimi passi se non falsi comunque in tono minore. Fermo restando che -per quanto mi riguarda- se escludiamo il bruttino "Alice in Wonderland" tutti gli ultimi erano comunque prodotti accettabili. E qui dico subito che questo "Big Eyes" è un lavoro decisamente riuscito, all'altezza delle migliori produzioni del cineasta americano. Pare che il box office indichi per il film risultati inferiori alle aspettative e di questo mi dolgo, soprattutto se ciò avviene in favore di pellicole italiane che stanno spopolando pur essendo di consistenza pressochè inesistente. Io sono stato rapito in ugual misura dallo stile narrativo impresso da Burton, quanto dalla qualità dalla recitazione (che dopo approfondirò) e quanto dalla realtà dell'incredibile vicenda che ci viene raccontata, una storia verissima di cui nulla sapevo prima d'ora e che mi ha sia divertito che assolutamente sorpreso. La sintetizzo senza timore di spoiler perchè è alla base del film e tutti i giornali l'hanno ampiamente descritta. Due persone entrambe amanti della pittura s'incontrano e si amano e si sposano. Ma ben presto iniziano i problemi. E ciò avviene quando salta fuori un ostacolo non da poco, circa l'attribuzione della paternità di quei quadri che vanno via via acquisendo sempre più successo e consensi. In pratica succede che i dipinti sono opera materiale di Margaret ma vengono firmati col nome di Walter. E vediamo dunque crescere la contrapposizione tra due personalità assai diverse. Lei appassionata, sofferente intimamente per un matrimonio sbagliato alle spalle, persona sincera, generosa e molto sensibile. Lui un mezzo psicopatico capace di escogitare espedienti furbissimi pur di perseguire un obbiettivo, talvolta diabolico nel ricorrere ad un castello di menzogne, uno con tanto pelo sullo stomaco e dotato di istrionica tendenza a millantare ciò che non è. In pratica per circa 10 anni Margaret, viene "dominata" da Walter che la manipola e la sfrutta senza ritegno. Finchè -complice il grottesco sostegno morale che le viene dall'adesione ai Testimoni di Geova- Margaret non trova la forza di reagire energicamente ai soprusi di un marito decisamente schiavo di qualche patologia. Il film è molto bello e ha un appassionante epilogo in una fase finale da legal-thriller in cui i due protagonisti si affrontano faccia a faccia in un'aula di tribunale. Un film dai toni cangianti, che conosce momenti piuttosto diversi, come diverse sono le fasi della fasi della vita coniugale della coppia. Ma tutto raccontato in modo appassionante e coinvolgente, che conquista il pubblico senza rischio di noia o di tempi morti. Potremmo quindi affermare che Burton, per chi lo indicava come gravemente in crisi di potenza autoriale, è decisamente "risorto". Potendo poi contare su un cast assolutamente sensazionale. Cristoph Waltz è perfetto nel raccontare quest'uomo mediocrissimo ma che vuol mostrarsi brillante nei suoi rapporti sociali, capace di sottigliezze e sfumature nel rappresentarne le varie sfaccettature (comprese le più subdole). Amy Adams, poi, è da Oscar, mettendo in scena forse la finora più riuscita delle sue performance. Un'attrice che cresce in talento espressivo di film in film e che qua sorprende anche lo spettatore più sgamato, offrendo una prova sublime. Vi prego, osservate i suoi occhi mentre recita: sono di un' espressività che ci è dato poche volte vedere al cinema. Ma lasciate che mi soffermi sulla presenza (in due ruoli minori) di un paio d'attori che personalmente ho amato (ed amo) alla follìa. Danny Huston (straordinaria faccia da cinema) qui nel ruolo di un giornalista che segue da vicino i destini della coppia. E poi quel monumento vivente ad un cinema che ormai non c'è più che porta il magico nome di Terence Stamp, qui nelle vesti di un critico che è il fumo negli occhi per Walter Keane. Un cast di prim'ordine dunque, cui si aggiunge un Danny Elfman (consueto punto di riferimento per Burton) che sforna un commento musicale strepitoso, spesso legato ad un meraviglioso orientamento vintage. Insomma, una bella storia frutto di un ottimo lavoro di sceneggiatura e messo in scena utilizzando attori magnifici: cosa possiamo pretendere di più? E vedendo, poco prima dei titoli di coda, apparire sullo schermo gli aggiornamenti reali circa le vite dei veri protagonisti della vicenda, non si può fare a meno di sorridere soddisfatti.

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