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Foxcatcher - Una storia americana

Regia di Bennett Miller vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Foxcatcher - Una storia americana

di sasso67
9 stelle

Storia incredibilmente vera, nuova metafora dell'America odierna, sebbene la vicenda abbia il proprio fulcro nella seconda metà degli anni Ottanta, Foxcatcher è uno di quei film a proposito dei quali una volta si sarebbe parlato di fine del sogno americano. Parlarne oggi, però, non ha più alcun senso, perché questo presunto sogno è già finito da un pezzo e lo sa bene il regista Bennett Miller, che sa individuare come pochi altri storie esemplari che possano servire da chiave di lettura per l'America d'oggi.

Ci sono due parole che restano impresse in Foxcatcher, anche sembrano rimandare ad epoche molto lontane: le parole sono patriota e mentore.

Il film di Miller è ambientato per gran parte in Pennsylvania, stato che fu tra i maggiori teatri sia della Guerra d'Indipendenza (Filadelfia fu per qualche tempo la capitale delle tredici colonie resesi indipendenti) che della Guerra di Secessione (di cui Gettysburg fu la battaglia decisiva). Proprio nelle campagne della Pennsylvania sorge la villa dello strambo miliardario John Eleuthère du Pont, ultimo rampollo, ormai cinquantenne, di una dinastia enormemente arricchitasi proprio durante la Guerra Civile, mediante la vendita di polvere da sparo ed altro materiale bellico. Lo stravagante personaggio - nei confronti del quale il film di Miller è perfino reticente - si definiva patriota, ornitologo, concologo, mentore ed era anche un appassionato della disciplina olimpica della lotta libera. E qui la sua vita si intreccia con quella dei due fratelli Dave e Mark Schultz, entrambi vincitori della medaglia d'oro nella lotta libera alle Olimpiadi di Los Angeles 1984. Avvicinato il fratello minore Mark, che vive nel ricordo della medaglia vinta e si allena per bissarla ai Giochi di Seul del 1988, du Pont gli mette a disposizione la sua modernissima palestra e finanziamenti praticamente illimitati, per lui e per la squadra di atleti, della quale si autoproclama coach. Vissuto da solo nella sterminata tenuta di Foxcatcher (da ragazzo aveva avuto come unico amico il figlio dell'autista, prima di scoprire che la sua amicizia era stata pagata da suo padre), il miliardario matura un'amicizia morbosa per il giovane lottatore, anche se come coach vale meno di zero, inducendo l'atleta all'uso del alcool e della cocaina. Rendendosi conto che gli allenamenti per Seul non vanno bene e convinto di poter comprare chiunque, du Pont tenta a più riprese di portare a Foxcatcher anche Dave Schultz. Quest'ultimo, dopo avere più volte rifiutato, accetta le offerte del miliardario per stare più vicino al fratello e riportarlo sui giusti binari, allenandolo prima per i trials e poi per le olimpiadi. Fallita miseramente l'avventura sudcoreana, Mark lascia il centro sportivo di Foxcatcher, dove per sua sfortuna resta invece Dave, che continua l'esperienza di allenatore di quel team di lotta libera. Probabilmente incolpando Dave per l'abbandono di Mark, ma senza esplicitare l'accusa né menzionarne altre, una mattina du Pont spara a Dave uccidendolo.

Detto dell'intelligenza del regista per la capacità di rinvenire una storia vera in grado di fungere da chiave di lettura per la realtà americana (dalle armi da fuoco della Guerra Civile ai soldi dei du Pont, all'arma da fuoco che spara nel finale), bisogna rendere omaggio al direttore della fotografia Greig Fraser, straordinario nel rendere le luci e i colori così americani e così anni Ottanta. E bisognerà anche ringraziare i tre interpreti principali (in un cammeo recita anche Vanessa Redgrave, nella parte dell'anziana mamma du Pont), eccellenti nel rendere questa incapacità non solo di essere felici, ma addirittura di aspirare alla felicità, come recitava la Dichiarazione di Indipendenza. Steve Carell ha ricevuto, per la sua interpretazione di John du Pont, una nomination agli Oscar, ma sono molto bravi anche Channing Tatum, ottimo nel rendere la figura sgraziata e scimmiesca di Mark, e soprattutto Mark Ruffalo, il migliore di tutti nel dare vita all'umanissimo e sfortunato Dave Schultz.

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