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Prossima fermata Fruitvale Station

Regia di Ryan Coogler vedi scheda film

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La recensione su Prossima fermata Fruitvale Station

di OGM
8 stelle

È successo la notte di Capodanno del 2009, sul marciapiede di una stazione ferroviaria di Oakland, California. Un ragazzo di colore, Oscar Julius Grant III, di soli 22 anni, e padre di una bambina, viene ferito a morte, senza nessun valido motivo, da un colpo di pistola esploso da un agente di polizia. In quel momento il giovane, fermato in seguito ad una rissa scoppiata poco prima sul treno, si trovava ammanettato, immobilizzato al suolo a faccia in giù, nella totale incapacità di nuocere. La verità, per fortuna, è stata documentata dalle registrazioni video effettuate sul posto da vari testimoni, anche se, purtroppo, non ha prodotto, sul piano giudiziario, le conseguenze che molti avevano sperato. Questo film ci racconta gli eventi accaduti cominciando dalla mattina precedente, quando Oscar e la sua compagna Sophina si preparavano a festeggiare il compleanno della madre di lui. Dalla cronaca di quella giornata apprendiamo tanti fatti collaterali, solo in parte legati alla vicenda principale, ma utili a ritrarre una situazione familiare uguale ad infinite altre, segnata dai problemi economici, dalle incomprensioni tra coniugi, e anche da qualche piccola deriva criminale. Il racconto ci introduce in una normalità che odora di disagio, di volontà di farcela, e di debolezza che induce a commettere fatali errori. È lo spaccato di un’America che lotta, a modo suo, tra la rabbia individuale e la gioia di stare insieme ai propri simili (dal punto di vista etnico e sociale)  i quali, quasi sempre, sono anche i propri compagni di sventura. Questa pagina di black cinema, tanto limpida nella narrazione quanto amara nel tono, si tinge di altri colori, di quelli del mondo dei bianchi e degli ispanici, che risultano, per ragioni sentimentali o per solidarietà e complicità, naturalmente contigui ad un ambiente afroamericano dai contorni sfumati, in conseguenza di una crisi globale il cui effetto positivo è l’abbattimento delle barriere culturali tra poveri. La categoria, ormai, comprende anche la tradizionale middle class, spostando il confine tra appartenenti al popolo e detentori del potere.   Dall’altra parte della barricata sta, così pare, (al di là di singoli gruppi di esaltati) soltanto la legge, che continua ad essere espressione di una minoranza saldamente attaccata alle proprie posizioni predominanti, ai propri privilegi di casta, radicati negli interessi economici e nei pregiudizi razziali. Fruitvale Station mette a confronto l’anima nuova e l’anima vecchia di una nazione che, dalle lotte antisegregazioniste di un tempo, sembra aver imparato, sia pur lentamente, la necessità di superare le differenze per fare corpo comune e far sentire la propria voce. La ribellione, adesso come allora, non ha connotazioni ideologiche ed è condotta per pura e semplice autodifesa, contro un nemico esterno dall’identità sempre più circoscritta.

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