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La spia

Regia di Anton Corbijn vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su La spia

di GIMON 82
8 stelle

"Fanculo....!!! Fanculo.....!!!" urla Seymour Hoffman nel congedo dal cinema e da tutti noi,è l'ultimo "action" di un grande attore,di uno che aveva il "dramma" dentro,esternandolo questa volta in una grigia e disillusa Amburgo.

Una citta' portuale post 11 settembre,punto d'incontro (e pianificazione) di molti terroristi musulmani che han dichiarato guerra all'occidente.

Come il giovane russo-ceceno Ivan "Issa" Karpov,giunto in Germania in cerca di un legame passato da cui tagliare i ponti.Sporco e in balia del destino il giovane Issa si lancia alla ricerca del banchiere Tommy Brue (Willem Dafoe) unico a possedere la (parola) chiave  d'accesso all' ingente patrimonio ereditato dal sanguinario padre,militare russo in carriera.

Nell'Amburgo in fermento "Jihadista",Karpov non ha fatto i conti con l'oste,alle sue calcagne vi sono i servizi segreti tedeschi,capeggiati da Guntar Bachmann (Philip Seymour Hoffman)  depresso e alcolizzato quanto zelante e onesto agente che nonostante le disillusioni crede ciecamente nel valore "sacro" del suo lavoro..........

 

La trama della "Spia" si presta cosi' a innumerevoli supposizioni,Hoffman dal canto suo è il classico "valore aggiunto" con un personaggio umanissimo,reso intensamente nelle mille sfumature e sopratutto nelle debolezze.Quasi un "passepartout" reale prestato dal grande attore all'irrealta' del set.Tralasciando la tragica fine di Hoffman rimangono impressi gli ultimi fotogrammi di una brillante carriera,che qui arricchisce un cast nutrito ottimamente,grazie anche alla presenza del sempre ottimo Willem Dafoe,questa volta nei panni di un insicuro e "colluso" banchiere tedesco,non si puo' menzionare inoltre la splendida Rachel McAdams,brillante e "romantica" avvocatessa in aiuto del giovane Karpov.......

Rachel McAdams, Grigoriy Dobrygin

La spia (2014): Rachel McAdams, Grigoriy Dobrygin

Sono loro le "presenze" di un film non di attori,ma di "vicende",d'intrecci spionistici e collusioni nazionalistiche,interessi burocratici che si scontrano in idiosincrasie tra colleghi e "spie".Tutto cio' è consolidato da una regia dall'impatto sicuro,affidata al grigio della fotografia,quasi un voler "isolare" e stemperare gli animi,concentrando il tutto nel vortice dello spionaggio.Una pellicola che funziona bene,"classica" nella costruzione della sceneggiatura quanto in quella dei personaggi, adrenalica e "psicologica" nell'intessitura delle relazioni umane.Funziona cosi' alla grande l'aura ambigua respirata nel film,per una vicenda che gioca molto sulle fobie verso lo "straniero" barbuto post 11 settembre.Ogni cosa è collegata ad un meccanismo ad orologeria sincronizzato,sopratutto nel disegnare delazioni "familiari",come quella del giovane Jamal (Mehdi Dehbi gia' visto nel "Figlio dell'altra") "spia" al servizio di Hoffman ai danni del padre, docente musulmano dedito alla filantropia e  in odore di terrorismo.

Ma quel che pervade il film non è tanto l'azione fibrillinica,quanto un umano e dubbioso pathos,un "beneficio del dubbio" che va aldila' di pure xenofobie,adagiandosi sull'animo (e l'occhio) vitreo di un Seymour Hoffman gia' degradato e depredato in passato dalla benemerita C.i.A.Un organismo "yankee" e "segreto",visto qui nelle vesti dell'elegante e viscida Robin Wright  che "USA" letteralmente le sorti (e la buonafede) dell'agente Seymour Hoffman.

locandina

La spia (2014): locandina

Cio' che parla è un azione sottintesa e soffusa,resa magneticamente dalla regia,Corbijn si dimostra  talentuoso nel regalare scampoli di vecchio "classicismo" da spionaggio,qui restaurato per l'occasione e adattato all'incertezza dei tempi odierni.La sua Amburgo non è solo un  freddo angolo europeo,ma rappresenta la collettivita' burocratica d'un Occidente in crisi, piu' che badare all'umanita' si  guardano interessi economici,facendo cosi' leva sulla psicosi conclamata contro i musulmani.

Un idea ovviata e resa meccanismo "d'assalto" verso dei puri "innocenti",fuggiti dall'inferno per rifarsi una vita,oppure integrati nel sistema pur mantenendo le proprie arcaiche tradizioni.

L'Islam è cosi' il cuore della paura,risiede in marginali periferie o in lussuose ville, rimanendo pur sempre il "cancro" da estirpare dalla nostra civilta'.Esistono pero' agenti segreti come Hoffman,  rivoluzionari nei pensieri,mantenendo distanze e purezza d'idee che danneggiano  odiosi sbirri teutonici e ambigue "ambasciatrici" in tailleur.

Un sistema  mercenario nell'incedere,parte di verita' sacrosante che sono puntualmente insabbiate,la Germania di Corbijn e Seymour Hoffman è solo la punta di un iceberg piu' globalizzato,chiuso nelle stanze dei bottoni,dove fa un certo effetto vedere uno "sfatto" come Hoffman a contrattare con rigidi "colletti bianchi".

Ma le "Spie" arrivano ovunque,il senso del film risiede in cio',in una delazione che diviene collettiva,coinvolgendo e travolgendo i piani "moderati" di Hoffman, rovinandone cosi' le azioni diplomatiche.....

Rimane un urlo squarciante, quel "Vaffanculo" come sfogo alla merda dei sistemi "civili",un "Vaffanculo" come ultimo saluto di un grande attore che qui si supera nei panni di un ultimo e disincantato "sognatore".........

Philip Seymour Hoffman

La spia (2014): Philip Seymour Hoffman

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