Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Nymphomaniac Vol 1 et 2 (2013/2014)
Partiamo dal presupposto che l’arte serva come anticorpo per difendersi dalla società, o meglio, dal socialmente condiviso e condivisibile, in modo tale che anche un singolo punto di vista possa diventare una strada da percorrere e da non trascurare.
Diciamo che tutta la vergogna della mente umana sia poca cosa se ogni singolo vizio o presunto peccato venisse analizzato in maniera schematica, razionale, scientifica o persino antropologica.
Ed è proprio questo l’approdo del film, o dei due mezzi/film: nel momento in cui si comprende la dinamica mentale della protagonista, la si riduce a un caso clinico; tuttavia nel momento in cui si condivide il fruire della regia come scelta anti-borghese o “ribelle”, si resta intrappolati in una mitologia anti-perbenista omologante e si fatica a dire che il film sia solo una massa deforme di contenuti banali e scontati e nemmeno apotropaici.
Citazioni e conclusioni filosofiche che farebbero sorridere Harry Potter, inquadrature quasi degne della miglior pornografia casalinga tedesca, trama e sceneggiatura tipo: stavamo lì con il naso in aria, ma la birra era senza schiuma, e mi sentivo in colpa cazzo fica…
Pregevole la citazione di Skin Deep (1989) di Blake Edwards, là dove si fronteggiavano due luminescenti preservativi indossati "alla Star Wars", qui si scontrano due filosofici peni neri: e lo scopo del film in fondo si esaurisce in questa scena: quale buco scegliere? Iniziare a tagliarsi le unghie dalla mano destra o dalla sinistra? Nel frattempo la birra è diventata anche calda…
Angelo Orazio Pregoni
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