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Emperor

Regia di Peter Webber vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Emperor

di Enrique
6 stelle

Primo film di Webber ad aver visto, Emperor presenta spunti molto interessanti ed altri meno, ma difficilmente deludenti per tutti gli appassionati del genere storico.

 

La prima scena è di grande impatto visivo e serve per inquadrare la drammaticità del momento storico che fa da scenario alle vicende descritte.

Le due bombe atomiche hanno aperto voragini indicibili. Il Giappone, un paese in ginocchio dove la gente fa la fame, è a un bivio. Per una serie molto logica di eventi (i vincitori devono fare piazza pulita dei responsabili dei misfatti dei vinti) si dovrà però appurare non tanto se debba essere piegato l’orgoglio nipponico (ben saldo fino all’ultimo), ma se debba essere umiliata la stessa dignità di un paese intero (mediante la messa in stato d’accusa del suo sovrano), raccolto nella devozione incondizionata per la sua guida temporale e spirituale. Ciò che lo tiene unito e… accondiscendente.

Nodo difficile da sciogliere, per la cui soluzione verrà incaricato un generale che esigenze narrative hanno, tuttavia, posto in “conflitto di interessi” (già allora, ebbene sì).

 

Orbene, la storia principale è, per me, del tutto inedita quindi di per sé meritevole d’attenzione. Quella secondaria, d’altronde, è poco fuorviante; non appesantisce lo sviluppo della trama, ma anzi la arricchisce di elementi importanti (anche se, a ben vedere, spesso solo abbozzati). Mi riferisco, in particolare, alla rapidissima full immersion nella cultura nipponica più riservata (la realtà “come è” e non “come appare”, giusto per rendere omaggio ad un preciso dialogo del film); quella che consente di ammantare di ragionevolezza una sudditanza totale che appare, agli occhi di un occidentale, irrazionale.

Tuttavia il taglio registico adottato mi è parso alquanto asettico; privo di trasporto emotivo e, quindi, incapace di generarlo nel pubblico (nonostante le due storie presentassero le caratteristiche necessarie per questo tipo di approccio). Mi sa che forse Webber si è lasciato condizionare un po’ troppo dal ruvido stile militaresco dei suoi due protagonisti (fra l’altro, fra gli aspetti che mi hanno convinto assai poco, va annoverata anche la voce italiana di T. Lee Jones; ma l’ottimo Dario Penne non andava bene? Vabbè).

Comunque il film è di valore più che sufficiente; presenta un ritmo discretamente incalzante, (ergo) non annoia e ci tramanda pure qualche retroscena del nostro (inglorioso?) passato.

Perché, dopo tutti gli ammonimenti del caso (che il rigidissimo protocolllo imperiale imponeva), la foto del generale MacArthur e dell’imperatore Hirohito mi ha fatto una grande tenerezza.

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