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The Last Stand - L'ultima sfida

Regia di Kim Ji-woon vedi scheda film

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La recensione su The Last Stand - L'ultima sfida

di FilmTv Rivista
6 stelle

In uno sputo di smalltown sul confine con il Messico c’è uno sceriffo ex eroe degli Anni 80 che va in giro in bermuda, scherza sulla “panza”, non nasconde le rughe e sogna di godersi un tranquillo weekend in panciolle sulla veranda di casa. Non andrà così, perché proprio il suo villaggio viene scelto da un team di mercenari per favorire la fuga di un narcotrafficante del cartello di Sinaloa che non vede l’ora di tornarsene a casa e viaggia da Las Vegas a bordo di una specie di Batmobile. Lo sceriffo, ovvero Schwarzenegger, non potendo contare sull’appoggio dell’Fbi, sempre in ritardo, si affida a un gruppo di aiutanti scalcagnati, tra i quali un ex marine ubriacone che potrebbe far pensare al “Dude” di Un dollaro d’onore. I riferimenti al western classico, a partire da Mezzogiorno di fuoco, si sprecano, e del resto la location è quella. Senza contare che il capo dei cattivi, Peter Stormare, spara chissà perché con una Colt Dragoon del 1848. Un film come The Last Stand. L’ultima sfida presuppone una gigantesca sospensione di credulità e verosimiglianza, e anche se la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti ci si diverte per la performance azzeccata di Schwarzenegger, per il tono scanzonato dell’insieme e per qualche battuta ben piazzata. Il vecchietto del West che non teme le pallottole («sono un 70enne con il colesterolo alle stelle e sto per mangiare una omelette con doppio cheddar sopra: pensi che abbia paura della morte?») o lo stesso governatore in un rigurgito teutonico («tratti noi migranti come feccia!», invero, questa è memorabile) rendono il film un piacevole divertissement. Certo, ci si chiede perché scomodare Kim Jee-woon, regista dell’ottimo I Saw the Devil che si sapeva appassionato di western (o meglio, “eastern”: il suo Il Buono il Matto il Cattivo è ambientato in Manciuria) ma anche amante delle trovate più spiazzanti. Inseguimenti e fughe in auto in contromano sono un po’ il suo marchio di fabbrica ma siamo al paradosso delle sparatorie in ralenti di John Woo, replicate come meri formalismi nei suoi film americani.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 5 del 2013

Autore: Mauro Gervasini

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