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End of Watch - Tolleranza zero

Regia di David Ayer vedi scheda film

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La recensione su End of Watch - Tolleranza zero

di mc 5
8 stelle

Il sottotitolo, abbastanza banale, che i distributori italiani hanno assegnato al film, è piuttosto ingannevole ("Tolleranza zero") e induce ad un'ottica reazionaria di tipo giustizialista. Invece si tratta di tutt'altro e i due protagonisti sono quanto di più lontano dai "poliziotti giustizieri". Anzi, la pellicola implica un'operazione di umanizzazione della polizia che, ancorchè non priva di una certa retorica, viene svolta con sincera partecipazione emotiva. Qui sta il punto. Occorre accostarsi alla visione con la consapevolezza che qui stiamo parlando di cultura, ambienti e situazioni prettamente americani e dunque è necessario liberarsi da pregiudizi di sorta. Nel film infatti si respira a pieni polmoni un'aria che, passando per i valori semplici ma forti della famiglia e dell'amicizia virile tra colleghi in divisa, tende prima di tutto ad evidenziare l'estremo spirito di sacrificio che anima questi poliziotti i quali sono continuamente sottoposti a rischio della vita nella loro presenza quotidiana sulle strade più calde di Los Angeles, su uno sfondo in cui assistiamo ad un feroce scontro tra le bande messicane-ispaniche e quelle afroamericane per contendersi i mercati (più redditizi che mai) di droga, armi e prostituzione. Detta in termini volgari ma efficaci, in quei quartieri i poliziotti si fanno davvero il culo. E allora si supera con un sorriso il fatto che molti di loro nei discorsi più rilassati non sappiano andare oltre le battute grevi sulle donne o sulle minoranze etniche. E' evidente che non si tratta di intellettuali, ma di persone i cui pensieri riflettono schemi psicologici spesso elementari, senza che questo nulla tolga al valore del loro impegno quotidiano contro un crimine sempre più radicato e devastante. Il film procede senza intoppi verso un finale drammatico a cui si aggiunge una riflessione dolente e malinconica subito prima dei titoli di coda, alternando siparietti tranquilli in cui i poliziotti si rilassano in famiglia a momenti veramente carichi di tensione in cui l'adrenalina scorre abbondante. Anche se va detta una cosa. Rispetto alla filmografia, peraltro numerosa, dei "polizieschi urbani" cui siamo abituati, questa pellicola possiede una particolarità. Abbiamo visto sul tema film (diciamolo, anche più belli di questo) che ci raccontavano soprattutto storie e personaggi che presupponevano una sceneggiatura che scavasse nelle psicologie dei vari ruoli. Non è che qui questo non avvenga, ma c'è un dettaglio che condiziona tutto il film, e cioè il fatto che uno dei due poliziotti, l'agente Taylor, indossa una minuscola videocamera che riprende ogni cosa, al fine di realizzare un video didattico. Ciò attribuisce all'opera una stato che la avvicina ad uno spirito da "mockumentary", quasi un'inchiesta sulla polizia americana di Los Angeles, su come funziona e come agisce. E questo espediente diciamo che caratterizza il film, gli dà un'identità particolare, ma gli sottrae anche qualcosa, rendendolo forse un pò "meccanico" e un pò meno "sceneggiato". Se non erro il film è vietato ai minori di 14 anni, e credo sia opportuno, vista la crudezza di certi scontri a fuoco e la volgarità insistita del linguaggio. E infatti la cosa che forse resta più impressa nello spettatore è la rappresentazione, davvero dettagliata e realistica, della violenza e della assoluta spietatezza delle bande criminali. Ciò che viene rappresentato in forma di fiction rispecchia purtroppo la realtà di Los Angeles e di molte altre grandi città americane. Mi sono documentato in rete e, ahimè, è davvero in atto una guerra senza tregua tra gli spacciatori ispanici-latini e quelli afroamericani, una guerra che ha già fatto tantissimi morti e contro la quale pare che anche la polizia non possa sferrare assalti decisivi. Il film, più che dipanarsi in una vera trama, è la somma di una serie di operazioni condotte in porto dai due agenti di polizia. Solo in prossimità del finale assistiamo ad una rapido susseguirsi di eventi che precipiterà la vicenda verso una conclusione tragica. Da segnalare anche una brillante colonna sonora, della quale ho apprezzato soprattutto un paio di esplosivi brani hip-hop di matrice ispanica. Il regista, David Ayer, è noto più che altro come sceneggiatore, e in particolare di quell'altro ottimo film sulla polizia di Los Angeles che era "Training day" del 2001. Anche se, in questo genere di "poliziesco urbano", il titolo che preferisco resta "I padroni della notte" diretto da James Gray. Ayer se la cava davvero bene, in particolare nelle concitate scene d'azione che egli riesce a caricare di una tensione adrenalinica a tratti quasi insostenibile. Ma l'esito positivo del film poggia soprattutto sulle performance formidabili dei due protagonisti, due professionisti ampiamente collaudati come Jake Gyllenhaal e Michael Pena, peraltro affiancati da quel simpatico viso da coniglietta che è la deliziosa Anna Kendrick. In definitiva, un film che nelle nostre sale potrebbe anche funzionare, visto che sulla carta dovrebbe soddisfare le aspettative sia di chi è in cerca di drammi umani-sentimentali sia di chi coltiva la passione per l'action. Ma non è detto. In giorni in cui si respira aria prenatalizia, il popolo bue -si sa- si ciba solo di cartoons buonisti e di cinepanettoni (seppur col democratico De Luigi al posto del berlusconiano Boldi, capirai che affare!)


Voto: 8 e 1/2

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