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Miele

Regia di Valeria Golino vedi scheda film

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La recensione su Miele

di alan smithee
8 stelle

CANNES 2013 - UN CERTAIN REGARD
Miele è l'angelo che allevia le sofferenze, anzi le elimina definitivamente in modo dolce ma repentino; la ragazza che ti guarda negli occhi e spera che la tua decisione di farla finita venga meno anche all'ultimo momento, convinta più che mai che in fondo "nessuna persona vuole mai veramente morire". Miele non fa tutto ciò gratis, ma il suo coinvolgimento nel percorso che conduce alla scelta finale da parte dei suoi pazienti è totale e convinto: una scelta morale che è divenuta un mestiere dopo che ha abbandonato gli studi di medicina dopo due anni di corsi. Miele si procura dosi di barbiturici potenti utilizzati in campo veterinario tramite viaggi in Messico ove il farmaco non risulta vietato come invece accade in Europa. Miele nasconde dentro di se una Irene solitaria e silenziosa, senza una vera vita propria e sofferente ancora adesso dopo oltre dieci anni della perdita della madre in seguito ad atroci sofferenze conseguenti ad una malattia incurabile, la stessa o comunque molto simile nelle conseguenze a quelle che oggi affliggono allo stesso modo i suoi pazienti. L'incontro con un ingegnere risoluto a farla finita ma tutt'altro che arrendevole, e, come scoprirà in seguito, tutt'altro che malato terminale, sconvolgerà a tal punto la vita della ragazza da indurla a porre fine a questo suo ingrato, devastante ma utile incarico. Soprattutto quando, oltre al carismatico ultimo paziente, anche altri suoi casi mostreranno delle oggettive difficoltà o anomalie nel percorso doloroso che porta alla fine, ingenerando nella ragazza il sospetto che qualcosa che in effetti non quadra molto o comunque non corrisponde pienamente alla volontà ultima del malato.
Miele ha il volto sofferto ed intenso di una Jasmine Trinca che nelle sue ultime notevoli prove si appropria con voracità del proprio personaggio mutando anche fisicamente di ruolo in ruolo, mantenendo costante una bellezza classica e  fine che tuttavia non è mai uguale a se stessa. Una protagonista che la neo-regista Valeria Golino riesce a rendere credibile ed efficace facendone uno dei punti forte di questa riuscita e lodevole opera prima. Assieme a lei Carlo Cecchi è magistrale nel rendere credibile un personaggio sempre in bilico sull'orlo della gigioneria, ma che tuttavia il carismatico attore riesce a ricondurre nella perfetta misura di una personalità eccentrica e stimolante: ciò grazie anche ad una drammatica scelta finale da parte dell'anziano, che riuscirà comunque a fugare le ansie e i sensi di colpa della protagonista.
Succede talvolta, ma vorremmo anche più spesso, che bravi attori passino alla regia mettendo a frutto le esperienze di vita e di set maturate con i fantastici registi con cui hanno avuto l'onore di recitare. L'esordio di Valeria Golino è riuscito ed esemplare almeno come quello di Kim Rossi Stuart col suo eccellente "Anche Libero va bene", presentato pure lui anni fa a Cannes, seppur nella Quinzaine. Forte di una sceneggiatura di ferro ad opera della brava Francesca Marciano e della stessa regista, il film di Valeria Golino tocca in modo potente sentimenti ed emozioni, e pone interrogativi etici e morali davvero complessi che tuttavia sarebbe necessario trovare la lucidità ed il buon senso di affrontare senza inutili fuorvianti pregiudizi morali o religiosi.

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