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Gli anni in tasca

Regia di François Truffaut vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gli anni in tasca

di hallorann
6 stelle

Che cosa è rimasto della Nouvelle Vague? Meglio la pesantezza di Godard o la leggerezza a buon mercato di Truffaut? Alla prima domanda si può rispondere con una manciata di autori che ancora reggono all’usura del tempo e delle mode. Alla seconda invece che Jean-Luc - a parte i primissimi titoli - si è ingolfato in se stesso e nell’ideologia. Di Francois non si può che essere entusiasti e continuiamo a rimpiangerlo e preferirlo a prescindere. Eppure non tutta la sua filmografia si può paragonare alle summe di nome I 400 COLPI e EFFETTO NOTTE.



Thiers, 1976. Bambini corrono nei vicoli del paese (la spensieratezza dell’età). Stacco sull’interno di un’aula scolastica, il maestro durante l’ora di lezione riceve la visita della sua compagna…gli alunni ridono mentre i due nascosti dal vetro trasparente della porta si baciano a lungo. Stacco su un’altra aula in cui la signorina Petit insegna francese, fa recitare una poesia agli alunni…arriva un nuovo alunno è Julien (“un caso di integrazione sociale”). Una serie di stacchi si soffermano su Julien, su Patrick che rientra a casa, su altri bambini, in particolare i fratellini Richard e il piccolo Gregory…il nuovo alunno vive in una casa di legno, una catapecchia alla periferia del paese. Varie tipologie di bambini e ragazzini dai tre ai quattordici anni (e di genitori) vengono ritratti dalla mano del regista in una serie di bozzetti. Bambini soli o con genitori impegnati in altre faccende, irresponsabili come apparentemente lo sono quelli di Sylvie (tipico caso di egocentrismo infantile)…le furbizie di Julien, la correttezza e la responsabilità di Patrick figlio di un genitore paraplegico. Nel cinema di Thiers si ricrea il microcosmo della comunità…i maestri chiacchierano tra loro durante l’ora di ricreazione in cui si formano capannelli di bambini: chi gioca, chi racconta barzellette…I fratelli De Luca in una scena agiscono come due adulti: tagliano i capelli a un compagnetto  trattenendo i soldi che il padre gli aveva dato…con quei soldi comprano pistole giocattolo che regalano ai compagni, che restituiranno scoperta la marachella…il maestro diventa padre e lo annuncia ai suoi alunni…Julien viene sbattuto fuori di casa, dorme nel cortile di scuola…durante la visita medica per le colonie si scoprono i lividi e le bruciature che la madre e la nonna procurano al piccolo disadattato…verrà affidato ai servizi sociali.



Ne GLI ANNI IN TASCA diciamo che l’autorialità del regista permea e invade sovente la spontaneità della messa in atto, non dei bambini e dei ragazzini ma determina una certa teatralità di scene e situazioni. Non indispone, si avverte appena quel tanto per presupporre che ci siano dei simpatici segni per terra fatti col gessetto per guidare e limitare il movimento dei tanti non professionisti della pellicola. La lezione del maestro Alfred Hitchcock pare acquisita, fin dalle musiche gravi di Maurice Jaubert spezzate un paio di volte dalle spensierate chanson di Charles Trenet, soprattutto nella celeberrima scena del volo di Gregory creata ad hoc con svenimento della madre distratta. A Truffaut al contrario di Sir Alfred non interessa la tragicità dell’evento, fa cadere in piedi il piccolo…come dire…i bambini sono invulnerabili, indistruttibili e l’infanzia è un’età bellissima. Viva l’ottimismo Truffautiano. Il discorso finale del maestro è un “pistolotto” morale e politico in cui parla l’autore sull’importanza dell’amore e dell’essere amati…”il governo cade solo con le minacce…siate forti non duri nella vita”. GLI ANNI IN TASCA, pur datato e lieve, si lascia ancora vedere con curiosità come piccolo trattato sulla scuola e la società francese.

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