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Un sapore di ruggine e ossa

Regia di Jacques Audiard vedi scheda film

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La recensione su Un sapore di ruggine e ossa

di alan smithee
7 stelle

CANNES 2012 - IN CONCORSO
Caspita che peccato! un film da quattro stelle meritate che mi frana nell'ultimo suo quarto! Che peccato davvero, perche' l'aspettativa su un regista bravo, sensibile, asciutto come Audiard era per me molto alta, tenendo oltretutto conto del livello magistrale della sua penultima opera, lo splendido "Il profeta" e del ricordo positivo che serbo in me relativo alle sue due notevoli opere precedenti (Tutti i battiti del mio cuore e Sulle mie labbra). L'incontro tra Ali - pugile con problemi ad una mano, disoccupato e con un figlio spuntato dal nulla, circostanza che lo fa propendere per raggiungere la sorella nel sud della Francia, e Stephanie, addestratrice di orche nel parco acquatico di Marineland ad Antibes (pochi km da Cannes) - fa nascere tra i due un rapporto freddo e distaccato che le drammatiche circostanza della vita contribuiranno a rinsaldare oltre ogni immaginazione. La ragazza rimane coinvolta in un gravissimo incidente a causa del quale un'orca le trancia entrambe le gambe, mentre il giovane si installa presso la sorella e trova impiego in una societa' di servizi di sorveglianza. La solitudine e la disperazione della donna fanno si che questa ricontatti Ali - conosciuto grazie ad un soccorso in suo favore dopo una rissa da discoteca - e che tra i due nasca presto un rapporto focoso di sesso e reciproca comprensione che si sviluppa oltre ogni aspettativa, spingendo pure il ragazzo a tornare a combattere in incontri clandestini. In una altalena in cui a periodi cupi per uno dei protagonisti corrisponde un periodo migliore per l'altro, Audiard ci stupisce con un racconto serrato e per nulla melodrammatico che accentua il realismo e la crudezza senza falsi pudori di una menomazione esibita con smagliante naturalezza (grandi effetti speciali che ci spingono a credere - non conoscessimo la celebre attrice premio Oscar - che si tratta di una vera amputazione). Purtroppo l'episodio del lago ghiacciato (non aggiungo nulla piu', che forse ho gia' detto troppo....) rischia di far debordare tutto quanto era stato mirabilmente trattenuto da una composta freddezza e da un realismo spiazzante e lodevole, compromettendo (ma non pregiudicando completamente) il valore di una pellicola che ha il suo punto forte nei due interpreti protagonisti, con una Cotillard gigantesca che potrebbe tranquillamente ambire al premio come miglior attrice. Pellicola dunque quasi buona, con un bellissimo titolo (allude alla struttura del nostro corpo e a quella delle protesi che talvolta pur nel loro sinistro apparire, giungono come una salvezza insperata), ma che non puo' certo ambire al premio maggiore, nonostante le lodi unanimi di certa stampa patriottica (ma non solo per la verita'), sempre tendenzialmente un po' troppo generosa nei confronti delle pellicole francofone che affollano a dismisura, come di consueto, il cartellone della sezione piu' importante.

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