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Qualcuno da amare

Regia di Abbas Kiarostami vedi scheda film

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La recensione su Qualcuno da amare

di OGM
10 stelle

Like Someone in Love. È il titolo di un successo di Bing Crosby che fa da colonna sonora al film. Una calda nota nostalgica in una storia dei giorni di nostri, aspra come sa essere soltanto la solitudine della modernità. È questo un male che non risparmia nessuno, giovani e anziani, uomini e donne, poveri e ricchi, perché colpisce in tanti modi diversi, come conseguenza delle scelte personali o come prodotto del destino. E la volontà e il caso sono ancora complici nel combinare gli incontri tra quelle singole anime perse, che cercano la loro strada nella vita, sia pur andando a tentoni. Come Akiko, la ragazza che frequenta la facoltà di sociologia di Tokio,  che ha un fidanzato violento e che, a insaputa di quest’ultimo, si prostituisce per mantenersi agli studi. O come il professor Watanabe, docente in pensione, che è rimasto vedovo, e che è disposto a pagare per trascorrere una serata in dolce compagnia. Un rapporto, sia pur basato su un tenero equivoco, può nascere e crescere anche nel corso di poche ore, iniziando da un appuntamento al buio, per poi svilupparsi lungo l’infida e angosciante normalità di una giornata qualunque. Abbas Kiarostami trasferisce in Giappone la sua passione per il realismo temporale, per le riflessioni consumate di sfuggita a bordo dei mezzi di trasporto, per quei percorsi carichi di tensione morale che sono vere e proprie maratone della disperazione, affannosi inseguimenti di un’identità ancora tutta da inventare. Il Watanabe intellettuale e scrittore esprime, con i suoi imbarazzati silenzi, il disagio che egli avverte dentro quella definizione tanto malferma e convenzionale, nella quale non ritrova l’autentico significato del proprio essere, poco incline all’efficienza produttiva, e invece pieno di umanissimi desideri. Dal canto suo, Akiko, trasferitasi nella capitale da un piccolo villaggio di campagna, sente la mancanza della familiarità tipica degli ambienti ristretti, dove i legami di amicizia e parentela sono sufficienti a delineare i contorni dell’io. Sarà per questo che, nonostante tutto, non riesce a mollare Noriaki, possessivo e manesco, né a troncare i rapporti con il suo protettore Hiroshi, che insiste nel pretendere da lei  più di quanto ella sia in grado di offrire. Il senso di oppressione diventa una fonte di delicata incertezza, una fragilità che si trasforma in un seducente incanto, dal quale Watanabe si lascia immediatamente conquistare. Ma questa non è la solita storia di un vecchio che si invaghisce di un’avvenente fanciulla: la poesia di questo estemporaneo ritratto di infelicità metropolitana è infatti troppa acerba per poter essere accostata ad uno dei più classici cliché del romanticismo. Qui la vera protagonista è la necessità, il bisogno di uscire dall’anonimato di un’esistenza che chiede risultati e prestazioni, e corre via senza fermarsi, nemmeno per un attimo, a guardare dentro le anime che da quella frenesia rimangono travolte. Prefiggersi degli obiettivi si rivela un’impresa spiazzante, che, molto prima di naufragare nell’alienazione, si arena nel conflitto tra ciò che si vuole (o meglio, si crede di volere) e ciò che si è disposti a pagare per poterlo avere.  Il compromesso è impossibile, anche quando le circostanze sembrerebbero favorevoli alla sua realizzazione: una donna, che aspira a sposarsi ed avere dei figli, potrebbe comunque continuare ad occuparsi del fratello disabile, se scegliesse come marito il suo vicino di casa, un uomo che, tra l’altro, le piace proprio tanto. Ma lui le preferirà un’altra, lasciando lei con la sua croce ed i suoi sogni infranti. La fortuna non aiuta i cuori palpitanti, però li guida con piglio materno attraverso la movimentata e paradossale avventura del mondo. Un viaggio che, per Akiko e Watanabe, porta alla scoperta del dolore e della debolezza come categorie universali, da cui nemmeno la saggezza rende immuni. Tanti sono i libri accatastati nel monolocale del professore, quante sono le paure che scuotono la sua giovane accompagnatrice. E, per entrambi,  sono molte le cose che credono di sapere, e che però continuano a sbagliare. La meta è lontana, ma girarvi intorno è un’esperienza soavemente conturbante. Questo film ce lo dimostra, con la sublime pazienza e la raffinata precisione che fanno, anche del racconto più sommesso e meno romanzesco, una preziosa miniatura di verità intensamente vissuta. 

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