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A Lonely Place to Die

Regia di Julian Gilbey vedi scheda film

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La recensione su A Lonely Place to Die

di munnyedwards
6 stelle

 

Scritto dai fratelli Julian e William Gilbey ma diretto dal solo Julian A lonely place to die si può considerare un film action contaminato da lievi influenze thriller e horror, varianti che per quanto siano ben presenti in alcuni momenti non alterano la struttura portante del film, che resta chiaramente legata al puro “divertissement”.

Se è vero che alcuni elementi possono richiamare alla memoria un cult del passato come Deliverance (Un tranquillo week-end di paura) o il fortunato survival horror Eden Lake va subito detto che il film di Gilbey non ha la profondità narrativa del primo, ne la dirompente forza d’urto (con devastante finale) del secondo.

Per quanto riguarda Deliverance il collegamento è quasi immediato, in entrambi i film il motore dell'azione si espande in un contesto scenografico di naturale ma anche selvaggia bellezza, ma all’opera dei fratelli Gilbey manca completamente quell’approfondimento sociale fatto di sottotesti anche politici e simbolici (nonché una degna presentazione dei personaggi) che invece fa del film di Boorman un caposaldo del genere.

A ben vedere la prima parte della pellicola (senza dubbio la migliore) è molto più vicina come messa in scena a un film come Cliffhanger di Renny Harlin, non solo per la presenza di scalatori braccati dai cattivi di turno ma proprio perché la dimensione avventurosa con virate nell’action puro viene nettamente preferita a qualsiasi tipo di approfondimento.

 

Melissa George

A Lonely Place to Die (2011): Melissa George

 

Sean Harris

A Lonely Place to Die (2011): Sean Harris

 

La cosa per quanto mi riguarda non è assolutamente un punto a sfavore, considerando che nei primi quaranta minuti di caccia ai fuggitivi (che hanno trovato e liberato una bambina segregata in una buca nel bosco) mi sono davvero divertito molto, Gilbey fa un buon lavoro e sfruttando al meglio lo splendido scenario ambientale porta avanti un duello serrato e avvincente che non cede mai spazio alla noia, ma che anzi gode di un ritmo notevole e di almeno un paio di sequenze ben girate.

Peccato che a sfruttare questa occasione non ci sia un cast degno di nota ma un gruppo di attori semisconosciuti che non aiutano a dare il giusto spessore ai loro personaggi, e se è vero che non vengono supportati da un plot basilare e altrettanto vero che da questo punto di vista si poteva (e doveva) fare di più.

Ovviamente un discorso a parte lo merita la bella e brava Melissa George, che da attrice sopra la media è assoluta protagonista della storia prendendosi il film sulle spalle e portandolo con personalità fino alla fine, mettendo a disposizione una buona fisicità unita a una componente drammatica che già aveva ottimamente espresso nel precedente e migliore Triangle.

Il cast quindi delude in toto e a parte la George salvo solo uno dei due rapitori (Sean Harris visto anche in Prometheus) e Karel Roden nella parte del mediatore, entrambi sono protagonisti di un bel faccia a faccia nella seconda parte del film ambientata nella cittadina di Annan Mor durante una festa di paese.

Una delle poche cose passabili di una seconda frazione decisamente meno convincente, Gilbey perso il supporto dello scenario naturale perde anche la bussola della messa in scena rendendo la sfida finale decisamente confusa, troppi personaggi in campo e una sceneggiatura che non riesce a gestirli a dovere, eccessivo anche l’uso dello slow-motion che cerca di enfatizzare sequenze che non lo richiedono affatto.

Avevo letto qualche commento in giro e mi ero approcciato con aspettative medio/alte, forse questo mi ha fregato perché a fine visione mi resta un pizzico di delusione, il film nel complesso non è male, raggiunge pienamente la sufficienza e nella prima parte offre momenti di grande tensione, ma di certo non ha la dimensione del prodotto pienamente riuscito, i difetti sono troppi e macroscopici e rendono alla fine l'opera solo un buon prodotto di genere.

Voto: 6.5

 

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