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Lockout

Regia di James Mather, Stephen St. Leger vedi scheda film

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La recensione su Lockout

di supadany
6 stelle

Luc Besson continua a guardare oltre oceano con produzioni all’insegna dello spettacolo più “puro”; in questo caso l’operazione nasce da una sua idea, poi affidata ad una coppia di registi operanti all’interno della sua factory, con un contesto di base action contaminato da un sottotesto thriller all’interno di una visione fantascientifica affidata ad un futuro anteriore (siamo non molto distanti dall’anno 2100).

Qualcuno vuole incastrare lo scomodo agente Snow (Guy Pearce) e tutto pare andare secondo i piani prestabiliti, ma quando scoppia la rivolta all’interno di un carcere di massima sicurezza allocato nello spazio e casualmente vi si trova la figlia del Presidente (Maggie Grace) Sow è chiamato alla missione impossibile di salvarla.

Ma il suo obiettivo principale è quello di trovare le prove che possono scagionarlo.

 

 

Poco cervello (purtroppo anche quando invece sarebbe necessariamente servito), adrenalina a pacchi, un po’ di umorismo alla vecchia maniera action (tutto a carico dell’agente Snow) ed un bel sfondo fantascientifico, ecco la ricetta per un’altra produzione europera in grande stile che tenta di emulare il successo dei blockbuster hollywoodiani.

Così si può sintetizzare rapidamente questo film che non offre sorprese degne di nota (a parte forse l’ultima scena che non scade nel patetico annunciato), con personaggi funzionali alla causa, ma estremamente stereotipati; c’è l’eroe che deve togliersi una “macchia” inaccettabile dalla sua persona, chi architetta complotti per eliminare chi è considerato scomodo, il cattivo che in un niente controlla una rivolta come un vero comandante, suo fratello che è un pazzo psicopatico e la “belloccia” da salvare prima che i buoni facciano piazza pulita di tutta la feccia.

In ogni caso il problema principale è altrove, ovvero in una consecutio con svariate illogicità proposte peraltro in rapida successione; già la rivolta nasce da una situazione affatto credibile già per ciò che si dice in scena (avere un’arma quando c’è un detenuto nei paraggi), poi tutte le rincorse fino ad arrivare alla fuga finale s’incastrano sempre al secondo, così come alcune svolte (vedasi l’incontro di Snow con Mace) accadono grazie ad una casualità fin troppo esasperata.

Ed è un peccato non aver curato a sufficienza lo sviluppo, perché i mezzi tecnici sono buoni (a tutti gli effetti sembra un blockbuster americano), Guy Pearce gigioneggia con una discreta gamma di battute al seguito (niente di nuovo, ma qualche sorriso lo strappano) e le coordinate di base sono atte a dar vita ad un bel film d’intrattenimento completo.

Rimane l’ennesimo prodotto dell’Europacorp ambizioso, ma non all’altezza per vizi di forma tutt’altro che impossibili da limare, con uno spettacolo non denigrabile, ma anche difetti lampanti.

Ultra cinetico.  

 

Stephen St. Leger

Regia sovra eccitata in tutto e per tutto che si esalta ogni qualvolta il ritmo s'impenna e che annaspa di fronte a buchi narrativi fin troppo evidenti.

Globalmente sufficiente.

James Mather

Regia sovra eccitata in tutto e per tutto che si esalta ogni qualvolta il ritmo s'impenna e che annaspa di fronte a buchi narrativi fin troppo evidenti.

Globalmente sufficiente.

Guy Pearce

Ruolo action scritto alla vecchia maniera (spirito caustico, tante battute, mascolinità) che gli permette di gigioneggiare genuinamente.

Prova positiva.

Maggie Grace

La "principessa" da salvare è qui la figlia del Presidente degli Stati Uniti, ricca di valori morali, forse anche troppo.

Lei comunque non malvagia.

Ampiamente sufficiente.

Peter Stormare

Il ghigno è sempre poco rassicurante e ben si presta al suo personaggio.

Pienamente sufficiente.

Joseph Gilgun

Schizzatissimo il suo prigioniero incontrollabile che scompagina spesso le carte in tavola.

Caratterizzazione piuttosto riuscita.

Lennie James

Si muove con una certa sicurezza.

Sufficiente.

Vincent Regan

Nei panni del detenuto che prende, fin troppo facilmente, le redini della rivolta.

Abbastanza incisivo.

Jacky Ido

Sufficiente.

Anne-Solenne Hatte

Personaggio non proprio fortunato all'interno dello sviluppo della narrazione.

Spazio limitato.

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