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Safe House - Nessuno è al sicuro

Regia di Daniel Espinosa vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Safe House - Nessuno è al sicuro

di alan smithee
6 stelle

Cosa distingue oggi un bravo regista da un autore? Diverse cose probabilmente, ma una a mio avviso in particolare: la liberta’ di linguaggio, di espressione, la possibilita’ di giostrare i destini di una sceneggiatura (magari anche se opera di altri autori) secondo la propria liberta’ interpretativa e la sensibilita’ visiva in cui un direttore di una troupe dovrebbe eccellere. Evitando quindi, come invece accade in questo pur buon prodotto, situazioni fastidiose e ormai stantie che vedono il nostro spavaldo e ambiziosissimo protagonista - disposto a tutto pur di percorrere velocemente le tappe di una carriera in odore di ascesa repentina - franare clamorosamente in un sentimentalismo melenso e decisamente fuori luogo nei confronti della bella, fragile, devota francesina bionda a lui promessa e (piu’ o meno) devota, che il protagonista ritrovera’ guarda caso a Parigi (la capitale francese dilaga ormai ovunque sul grande schermo e quasi sempre con esiti devastanti) nel superfluo fastidioso epilogo finale, sdolcinato ed inutile, ma a quanto pare essenziale ed irrinunciabile per gli standard stracotti delle majors produttrici.
Un autore vero, un Tarantino tanto per non far nomi, non avrebbe mai patteggiato un compromesso cosi’ impegnativo: perche’ un protagonista freddo e calcolatore deve celare dentro di se’ sempre e inequivocabilmente un lato positivo e un cuore d’oro da buon padre di famiglia americano? Siamo tutti oramai, in questo mondo aggressivo, chi piu’, chi meno, freddi calcolatori del nostro destino, tenaci inseguitori di un successo che la societa’ ci mostra sempre ad un passo dal raggiungere, per poi allontanarcelo sul piu’ bello; indefessi sostenitori della nostra superiorita’ sugli altri, salvo scoprirci mediocri come e piu’ dei nostri piu’ acerrimi antagonisti. Abbiamo davvero bisogno di una lezione morale cosi’ elementare e posticcia per stare meglio con la coscienza? Ci fa forse sentire ancora esseri umani dopo che magari un nostro successo ha compromesso quello di un nostro antagonista? Chi scrive e’ la persona meno competitiva che si conosca e la risposta se l’e’ gia’ data da tempo.


Detto questo il film di Espinoza, dinamico e altamente adrenalinico, e’ bello e diverterte per buona parte delle realistiche scene d’azione, fatte di inseguimenti, sparatorie e scontri automobilistici in cui viene coinvolto il giovane dipendente della Cia Ryan Reynolds, confinato a vigilare una “safe house”  in Sudafrica (una sorta di rifugio segreto ove custodire spie e personaggi di spicco ricercati da autorita’ e governi) da oltre un anno. Succede che il ragazzo viene risvegliato dal torpore della routine quotidiana tipica del mero custode di un appartamento vuoto, nel momento in cui dovra’ dare asilo ad un pericoloso ricercato ex-agente (Denzel Washington che non perde smalto e carisma in questo suo ambiguo ed accattivante ruolo); costui e’ in possesso di una lista segreta dal contenuto cosi’ scottante da giustificare morti a catena, e tale da spingere un’organizzazione terroristica non identificata a cercare di catturarlo a tutti i costi per sottrargli quell’importante file. Naturalmente c’e’ puzza di marcio all’interno della stessa agenzia di spionaggio, e la vicenda sara’ presto chiara dopo una serie di rutilanti inseguimenti come tra gatto e topo.
Un prodotto di pura evasione piuttosto ben fatto, dicevamo, per nulla originale (che fastidio vedere, come mille altre volte, il capo Sam Shepard che da’ ordine ai suoi mille sottoposti di visualizzare in tempo reale schede, notizie, informazioni e pedinare tramite satellite i soggetti interessati; e che tedio queste figure di superdonna-agente tosta, impersonata questa volta da una spesso brava (ma altrove) Vera Farmiga), dove il ritmo dell’action si porta via banalita’ e melensaggini  ormai a quanto pare sempre piu’ irrinunciabili.

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