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La parte degli angeli

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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La recensione su La parte degli angeli

di barabbovich
8 stelle

C'è tutto il cinema di Loach in questa commedia drammatica ambientata nei dintorni di Glasgow: la periferia, gli emarginati, la lotta di classe, la voglia contagiosa di giustizia ed equità sociale. Eppure, nonostante gli ingredienti siano ancora una volta gli stessi, il cinema del grandissimo maestro britannico continua a pompare vitalità, dinamismo e una capacità di raccontare come pochi altri.
Un gruppo di trentenni con le fedine penali non proprio immacolate, tutti condannati a svariate ore di lavori socialmente utili in luogo della galera, si trovano sotto l'egida di un educatore benevolo. Tra un lavoro di muratura e l'altro, arriva il giorno del diversivo: andare alla degustazione di whisky di qualità eccellente (il titolo del film deriva proprio da quel 2% di scotch contenuto nelle botti e che ogni anno evapora). Uno di loro (Brannigan), appena diventato padre e perseguitato dagli amici del ragazzo che ha picchiato a sangue e che lo ha portato al processo, scopre di avere un naso raffinatissimo per il whisky. Comincia così a coltivare il suo talento fino a quando non gli viene un'idea geniale: trafugare il contenuto di una botte che vale più di un milione di sterline quando questa viene messa all'asta. Indossato il kilt, con i suoi sodali tenta allora un'operazione all'apparenza impossibile.
Film corale a metà strada tra I soliti ignoti e Full Monthy, giocato in gran parte sulla contrapposizione di classe, La parte degli angeli ricorda altri film corali del regista britannico, come Paul, Mick e gli altri. Costellato da battute fulminanti, il film lascia a bocca per la compassione che Loach prova per i suoi personaggi, per la poesia con cui riesce a riportarli dai bassifondi dell'esistenza al riscatto sociale, mostrandoci il lato buono che si nasconde dietro le loro intemperanze. E ha del miracoloso ciò che il regista riesce a ottenere dai suoi attori, ancora una volta presi dalla strada e ancora una volta capaci di un realismo che lascia il segno.
Premio della giuria al 65. festival di Cannes (2012).   

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