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Padroni di casa

Regia di Edoardo Gabbriellini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Padroni di casa

di zombi
8 stelle

AH, AH, AH che ridere e che inculata. mi spiego! venivo dalla visione inquietante e confusa(a quel momento) dé "lo sconosciuto del lago". dico tra me e me: "mi guardo una commedia rilassante" e pesco la videoregistrazione di "i padroni di casa". non ricordavo nemmeno cosa fosse, convintissimo che fosse un film neo-realista-rosa anni 50  o al massimo anni 60. questa la premessa per dire della sorpresa che m'ha fatto ridere mentre oramai mi ci ero incantato davanti per vedere come sarebbe andato a finire. "l'inculata" ovviamente metaforica è che sarei dovuto in teoria andare a letto rilassato, e questo non è propriamente il film che rilassa. anzi.... di sicuro gabriellini non avrà scoperto l'acqua calda, ma da un film italiano diciamo mainstream, direi che è abbondantemente grasso che cola. tutto inizia con l'uccisione di un lupo in una riserva sull'appennino tosco-emiliano. posto idilliaco, è tornato il lupo che è protetto ed è esattamente uno di quei posti che passandoci pensi: "che posto incantevole..." e i puntini di sospensione sono d'obbligo. perchè mi è capitato spesso di pensare riguardo ad un posto che ho visitato o per cui sono transitato, quanto fosse bello, ma giusto per visitarlo o per passarci. poi torni ai tuoi posti magari meno incantevoli o idilliaci, magari soffocati da una cappa bianco latte che attanaglia la gola e ti fa vivere per due o tre mesi l'anno perennemente immerso nel sudaticcio. quei posti te li scordi perchè la mente viene invasa come al solito dalle cose di tutti i giorni. cosimo e elia sono due fratelli romani che gestiscono una ditta di ristrutturazione "verde" rispettosa dell'ambiente. arrivano in quei boschi e in quei posti perchè devono ristrutturare il terrazzo di una personalità importante, un mito, fausto mieli. cantante da troppo tempo lontano dalle luci della ribalta e fattosi nel tempo testimonial del parco e della preservazione dell'habitat. tutto potrebbe andare bene se non fosse che fermi a fare rifornimento nella pompa locale elia vede nel pick-up di residenti la testa di quello che potrebbe essere un lupo ma anche un cane. il pick-up è di davide figlio di calzolari, noto cacciatore della zona e in giornata hanno appena combinato una grossa cazzata, hanno appunto sparato ad un lupo. il "che cazzo guardi" di davide ad elia, non è propriamente nè amichevole nè formale. il residente ordina al forestiero di non guardare i suoi affari e di andarsene. ma elia e cosimo sono lì per fare un lavoro. prendono e se ne vanno a casa del divo. qui conoscono il padrone di casa e la di lui moglie moira, invalida paralizzata per metà. sembra tutto nella norma, cosimo fa una battutaccia sul divo che si è ritirato in culo ai lupi a raccogliere la bava della moglie paralitica, ma tutto sembra finire lì. solo che nei boschi, tra gli alberi le voci corrono di più e più velocemente e di lì a poco mieli, "viso del parco" viene a sapere che forse al solito calzolari e figlio ne hanno combinata una delle loro e sentiamo mieli che parla animatamente al telefono con qualcuno, precisando che lui c'ha messo la faccia e che non vuole problemi in vista della sua rentrée. il poster del film con una foto anticata e due sposi con la testa di un lupo porta alla memoria quei film rurali in cui le leggi che governano la società moderno, subiscono una sospensione. i malcapitati entrano in una dimensione parallela da incubo a occhi aperti fino alla tragica fine. reintegrare specie animali scomparse da un territorio a volte può essere controproducente perchè comunque il luogo dove una volta la specie viveva non è più totalmente selvaggia. la civiltà è arrivata e con essa la legge non scritta del più forte che crea un trait d'union con il nostro passato remoto e la nostra lenta evoluzione che da scimmie ci ha portato ad essere quello che siamo. ma cosa siamo? uomini o lupi? spesso lo sappiamo, ma ogni tanto schegge impazzite sfuggono alla classificazione e alla irrigimentazione socio-economica, che di uomini poco uomini e molto squali ne conosce. gabriellini riesce a creare un film che inquieta poco a poco, quasi senza che tu te ne accorga. grazie alle figure di mastandrea e morandi soprattutto, due attori e personalità da cui non ti aspetti un film del genere. ed è con scene come quella del ping-pong con protagonista appunto mastandrea in mezzo ai giovani del posto che senti che qualcosa inevitabilmente sta andando inesorabilmente storto. non sai quantificare o identificare bene il danno, ma sai che non sta andando come dovrebbe andare. morandi, il fausto mieli amato in pubblico e cordialmente detestato in privato, è una specie di macguffin. un oggetto quasi inclassificabile che non è il protagonista della storia ma ne è comunque il suo fulcro, il suo centro. un pò una specie di stregone che mi ha ricordato da vicino il christopher lee di "the wicker man" senza forse che ci sia una vera assonanza tra i due personaggi. in mieli vengono fuori dei tratti così disgustosi e malvagi che a stento la bravura del cantantattore riesce a trattenere nella bellissima scena in cui in macchina si dirige al palco acclamato dalla folla. ma mieli è anche colui che difende l'ambiente e cura la moglie paralitica, dalla quale vorrebbe contatto fisico ed è costantemente allontanato(bellissimo il momento in cui morandi mette la mano sul pube della tedeschi e spinge più che palpare, come se volesse violare più che altro). è di sicuro un film "già visto", ma è una strada che il buon gabriellini coi suoi sceneggiatori(tra cui mastandrea) dovrebbero approfondire, visto che abbiamo anche dei buoni scrittori di racconti gotici padani come eraldo baldini. tanto di cappello a gianni morandi che si è lasciato affettuosamente sporcare e a valerio mastandrea, il cui viso, la cui icona che si allontana catatonica e insanguinata per le strade di montagna rimarrà. splendida valeria bruni-tedeschi in un ruolo muto.

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