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A Simple Life

Regia di Ann Hui vedi scheda film

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La recensione su A Simple Life

di pazuzu
8 stelle

Nata a Taishan, in Cina, Chung Chun-tao vive ad Hong Kong dall'età di tredici anni, da quando la madre adottiva, dopo la morte del marito, decise di mandarla a lavorare come domestica per la famiglia Leung, alle cui dipendenze è poi rimasta per quattro generazioni ed oltre sessant'anni, al termine dei quali da accudire gli resta solo il quarantenne Roger, l'unico a non essersi stabilito negli Stati Uniti in quanto impiegato nella ricca industria cinematografica locale come produttore. Ma quando viene colpita da un ictus che la rende invalida, Chun-tao si vede costretta a lasciare casa Leung per andarsene in pensione e ricoverarsi in una casa di riposo. Accettata di buon grado l'improcrastinabile decisione, Roger sceglie però di non abbandonare la donna che lo ha cresciuto sin da piccolo come una madre, non facendole mancare le proprie visite, offrendosi in aiuto per ogni evenienza, e divenendo per lei (che al mondo non ha nessun altro) una presenza costante ed affidabile.
Tao Jie, titolo originale del film, altro non è se non il nome proprio della protagonista unito all'appellativo di sorella maggiore in una formula (alterata in "Ah Tao" nelle traduzioni occidentali) che ormai la identifica per tutti, un'espressione vezzeggiativa guadagnata sul campo dopo una vita intera passata ad adoperarsi per una famiglia che ha imparato ad amarla al punto di considerarla una parente acquisita; "una vita semplice", recita invece quello scelto per il mercato internazionale, proponendo una forzatura evidente ma in grado di fotografare alla perfezione tanto la serenità e l'umiltà con cui la donna affronta il prepotente incalzare del proprio naturale ed inevitabile declino fisico, quanto la spontaneità e la dedizione con cui il figlioccio si mette a sua disposizione, quanto - altresì - la delicatezza di tocco con cui la regista Ann Hui approccia alla loro storia: la storia vera del produttore Roger Lee e del suo rapporto tenero e speciale con la governante che si occupò di lui sin da quando era in fasce, crescendolo, contribuendo alla sua educazione e soccorrendolo nel momento del bisogno, dallo stesso Roger Lee scritta a quattro mani con la sceneggiatrice Susan Chan.
Ann Hui, anziana gloria del cinema asiatico, anche lei nata in Cina e trapiantata ad Hong Kong come la protagonista, si mette al completo servizio della narrazione, proponendo uno stile invisibile asciutto e scevro da forzature di alcun tipo, soffermandosi sulla quotidianità di una serva che sin da piccola ha rinunciato ad una dimensione privata propria per incorporare quella del padrone, e sul rispetto e la riconoscenza a lei riservati da chi da lei ha ricevuto nel tempo solo affetto cure e totale abnegazione.
Tao Jie (A Simple Life) è un racconto stracolmo di sentimenti puri, capace di emozionare attraverso la semplicità di gesti disinteressati, che senza scivolare in compiacimenti o ricatti mette a nudo i cuori dei suoi personaggi, non solo dei due principali ma anche di tutto il microcosmo che circonda Tao dal momento dell'ingresso nell'ospizio, creando un nugolo di caratteri credibili ed in grado ciascuno di ritagliarsi il proprio dignitoso spazio: dalla dolce e gioviale capo infermiera che passa il capodanno al lavoro ed ammutolisce davanti ad una domanda personale lasciando intuire un abisso di inquieta solitudine, all'anziano puttaniere - squattrinato ma ancora arzillo - che esorcizza la paura della morte ballando e mendicando i soldi necessari a pagarsi un'ora in calda compagnia, dalla vecchina ormai demente che chiede costantemente di esser riportata a casa, a quella abbandonata lì negli anni '90 e che da allora non riceve parenti, fino alla giovane donna che approfitta del centro per risparmiare sulle spese per la dialisi ricevendo a sua volta le visite della propria madre.
Toccante, poetico e solcato da una robusta vena di delicata ironia, Tao Jie (A Simple Life) vede una sfilata di grandi nomi del cinema hongkonghese in ruoli minori od anche semplici cameo (da Anthony Wong a Chapman To, da Sammo Hung a Tsui Hark), e si avvale per quelli portanti di una coppia di attori affiatata oltre che di prim'ordine, laddove al fianco della star Andy Lau, che recita egregiamente per sottrazione, c'è proprio la sua reale madrina, una Deannie Yip tornata sulle scene (ed accanto a lui sullo schermo) dopo oltre dieci anni e subito premiata a Venezia 2011 con la Coppa Volpi per un'interpretazione di stordente intensità.

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