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L'angelo azzurro

Regia di Josef Von Sternberg vedi scheda film

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La recensione su L'angelo azzurro

di chinaski
8 stelle


Nel destino del professor Unrat possiamo intravedere il declino dei valori borghesi da lui incarnati e allo stesso tempo il declino della sua dignità di uomo. Il professor Unrat, infatti, si scaglia come un paladino della moralità contro i suoi alunni che vanno a vedere spettacoli equivoci all’ Angelo Azzuro, un locale poco rispettabile nelle vicinanze del porto. Qui si esibisce Lola-Lola, il personaggio interpretato dalla stupenda Marlene Dietrich. Lola Lola rappresenta una femminilità autonoma e autoritaria, una donna superiore e peccaminosa che con la sua indifferenza farà impazzire il professor Unrat.
Questi prima punta il dito contro il locale e contro Lola Lola indicandoli come gli artefici del decadimanto dei propri valori borghesi e poi finisce per rimanere perso tra la voce e il corpo della cantante dell ‘ Angelo Azzurro.
Lola Lola è una donna che sottomette l’ uomo alla propria volontà. Che esercita potere tramite il suo fascino e fa dell’ uomo poco più che un giocattolo nelle sue mani.
Il fascino del corpo e della voce della Dietrich sono il simbolo di un nuovo mondo che sta arrivando. Un mondo falso e fasullo che regala illusioni all’ uomo per poi distruggerle. Lola Lola non è altro che una donna egoista e cattiva, che illude il professore e lo ingabbia dentro una vita che non gli appartiene.
O forse è il professore stesso che si vuole sottomettere, non riuscendo però, poi, a staccarsi da quei valori che avevano contraddistinto tutta la sua vita.
O forse ancora, sono questi stessi valori di cui egli è la rappresentazione, ovvero la passività, l’ immaturità e il servilismo, che trovano in Lola Lola la loro realizzazione. Cioè l’ incontro con un’ altra metà autoritaria e sadica che prova piacere nel sottomettere.
In un’ ottica storica potremmo leggerci esattamente quello che fece la borghesia tedesca con l’ arrivo del nazismo. Trovò un padrone e si sottomise.
Figura importante del film è anche quella del Clown. Simbolo forse della nostra intera vita. Dove a volte si è costretti a mostrare una facciata (quella che ride) mentre nel nostro cuore ne sentiamo un’ altra (quella che piange). Il pagliaccio quindi non più come elemento comico, ma come maschera profonda dell’ animo umano. Come rappresentazione della nostra strana natura dove il dolore e la gioia a volte sembrano confondersi in maniera misteriosa.
Altro elemento è quello del Teatro che diventa palcoscenico esistenziale per la melodrammatica vicenda a cui assistiamo. Un Teatro, però, di infimo ordine, in cui le passioni umane non nobilitano l’ uomo ma lo trascinano verso una triste fine. Verso un atroce destino.
Alla fine la morte del professore non è altro che un atto liberatorio che si avvicina al suicidio. Traspare, quindi, l’ incapacità dell’ uomo di rimediare alle proprie scelte se non attraverso un taglio netto. La catarsi arriva solo come un gesto ultimo e decisivo, quello di lasciarsi morire.
E’ indubbio che il film trasudi un erotismo e una sensualità stupefacenti. Trasuda, fino ai nostri occhi, la decadenza di un mondo ormai finito e dimenticato. Un mondo nel quale agli angeli erano lasciati solo i nomi dei locali e le donne si apprestavano a diventare sempre più fredde e capricciose.
E poi ancora più in là, ma sempre più vicino a noi, un mondo dove l’ immagine prenderà il soprravvento e non sarà più la voce ad ammaliare, ma un corpo omologato e privato della sua aurea, un corpo femminile disegnato a tavolino e pronto per essere venduto.
E delle gambe di Lola Lola e del suo rauco e sensuale canto rimangono immagini che colpiscono ancora. Perchè frutto di una bellezza reale e non plastificata da decenni di copertine e immagini pubblicitarie.

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