Espandi menu
cerca
Nudi e felici

Regia di David Wain vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mc 5

mc 5

Iscritto dal 9 settembre 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 119
  • Post 1
  • Recensioni 1059
  • Playlist 57
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Nudi e felici

di mc 5
6 stelle

Ecco, questa è la classica pellicola da vedere a ferragosto, come ho fatto io, anche perchè è l'unico film uscito lo scorso weekend. E una volta superato questo giro di boa, ecco affacciarsi in sala i primi nuovi film della prossima stagione. Pellicola dunque disimpegnata come si conviene. DIvertente e spensierata, sì, d'accordo...eppure c'è qualcosa che non mi convince. A volte mi capita di riflettere, in preda a quelle ventate di nostalgia che investono i vegliardi come il sottoscritto, e penso ai tempi quando le commedie demenziali vedevano protagonista John Belushi, mentre oggi ci dobbiamo accontentare di Seth Rogen o Jonah Hill. Altri tempi d'accordo, ma i toga party di Belushi esprimevano una furia eversiva di cui oggi non è rimasta alcuna traccia. Oggi solo cialtroneria e demenza. Mah. Questi sono i tempi, e io la devo smettere di brontolare. Ma poi il discorso andrebbe fatto a monte, ragionando sulle tendenze attuali della commedia USA e sui vari filoni di cui si compone. Io distinguerei subito un tipo di commedia intelligente, quella che racconta delle storie e ci parla dei sentimenti degli uomini. Si tratta di un genere sempre più raro, perchè pare siano in declino quei registi e quegli sceneggiatori che, semplicemente, affrontano l'impresa di "raccontare una storia". Un esempio? Il bellissimo "Un anno da leoni", visto di recente, che mescola comicità lieve con diffuse suggestioni malinconiche. Poi esistono le commedie volgari, spesso costruite su basi di percezione comica popolare, di grana grossa, che cercano meticolosamente il consenso del pubblico più ampio. E che sono poi quelle sulle quali ha costruito le proprie fortune il signor Judd Apatow, un cineasta il cui universo concettuale può essere sintetizzato nell'intramontabile adagio secondo cui "tira più un pelo di fica che un carro di buoi". E infine io ritengo si possa configurare se non proprio una via di mezzo, un terzo genere di commedia che mutua più d'un elemento dalla seconda tipologia citata ma che, con mossa assai furba, annacqua la volgarità con robuste iniezioni di un retrogusto "indie" che -per quanto spesso farlocco- a volte funziona conferendo all'opera un che di simpatico e di "carino". Cito l'esempio di "Quell'idiota di nostro fratello" (che peraltro aveva anch'esso Paul Rudd come protagonista) che però era molto più sincero e autentico rispetto a questo "Nudi e felici" (forse perchè la presenza alla regìa di un ex componente dei Lemonheads ne certificava le suggestioni indie). Mi verrebbe da pensare allora che è proprio Apatow che fa la differenza. In quel film si respirava un'aria simpaticamente naif di cui non v'è traccia in quest'opera, permeata invece di quello spirito un pò cinico e tanto furbetto che è marchio di fabbrica di Judd Apatow, qui infatti presente nelle vesti di produttore. E anche le famose "morali ipocrite" dell'Apatow-pensiero trovano in questo film puntuale conferma, della serie "non abbandonare la strada vecchia per la nuova". Assistiamo infatti a questo incontro-scontro di due fantozziani cittadini di New York con il libero amore (e libere canne) di una comune hippie, ma alla fine meglio tornare ognuno a casa propria e lasciare quei freakettoni sciroccati nel loro brodo new age e nella loro pericolosa deriva anarchica. Naturalmente ogni critica pungente alla società americana è bandita, o comunque rappresentata in una chiave demenzial-grottesca che risulta totalmente innocua. Il messaggio è dunque: "O nerd, ghignate e divertitevi, ma non illudetevi che esista un mondo migliore di quello configurato nella famiglia e nella società americana". Nonostante le perplessità da me finora qui enunciate, più che altro "ideologiche" (anche se il termine non mi piace per ora non ne trovo altri), nulla impedisce a questo film di avere i numeri per poter funzionare almeno a livello di intrattenimento, se si è disposti a non andar troppo per il sottile. Paul Rudd, pur senza possedere un talento eccezionale, con quei due occhietti da buono, potrebbe fare breccia nei cuori femminili. E poi le battute: alcune funzionano, altre meno (forse perchè alcune di esse attengono ad una realtà culturale e di costume troppo americana per essere comprese). E comunque quelle che vanno a segno sono (guarda caso) le più volgari e quelle più politicamente scorrette (una delle specialità della Apatow factory). La vicenda ci racconta di George e Linda, due newyorkesi urbanizzati e stressati che, nell'impossibilità di realizzare progetti nella loro città, cercano occasioni altrove. E così capitano per caso, in una notte buia, in un bed & breakfast che si rivelerà poi essere una comune neo-hippie. L'impatto della coppia con questa realtà assolutamente inedita (libero amore, libere canne, libero nudismo) è estremamente imbarazzante e fonte di equivoci e disagi, ma finiranno per subirne il fascino, al punto di mettere le tende in quel luogo che li aveva ospitati per una notte. Ma ben presto sorgono problemi ed incomprensioni con quel popolo di svitati, e i due capiranno che la vita a contatto con "natura e spirito" non fa per loro e dunque torneranno sui loro passi. Tutto qua. Chiaro che al centro della storia vengono poste le dinamiche di coppia dei due protagonisti, e fin qui ci siamo. Il problema sorge quando facciamo la conoscenza di questi hippies stralunati: alcuni (la maggior parte) una collezione di stereotipi, i restanti addirittura incomprensibili e privi di senso (il vecchio impersonato da Alan Alda io mica l'ho capito). Una galleria di "figli dei fiori" con la consistenza di tante "figurine" o al massimo caricature. Nel film ci viene presentato poi il fratello del protagonista e la sua frustrata consorte: due ruoli talmente sopra le righe da risultare irritanti. E veniamo al cast. Paul Rudd e Jennifer Aniston fanno quello che possono. Lui è oggettivamente simpatico ma anche piuttosto limitato. Lei è ormai la solita da anni (tutto il repertorio di mossette e smorfiette è presente). L'alchimia tra i due funziona a fasi alterne, come le loro qualità attoriali. Justin Theroux, nel ruolo del guru, è francamente insopportabile. Ma quello che fa più tristezza è vedere il mitico Alan Alda ingabbiato in un ruolo ai limiti dell'imbarazzante. E mi spiace scrivere la parola fine esprimendo un malumore sul quale non posso soprassedere. Non se ne può più dei "fuori onda" finali, che fanno tanto "Paperissima", oltre a far venire il latte alle ginocchia e far sospettare che siano tutti finti.


Voto: 5/6

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati