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Carnage

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Carnage

di FABIO1971
8 stelle

Annette: Siamo commossi dalla vostra generosità, apprezziamo molto che cerchiate di appianare la situazione invece di inasprirla.
Véronique: È il minimo che possiamo fare.
Michel: Proprio così!
Annette: No, no. Quanti genitori si schierano dalla parte dei figli comportandosi anche loro in modo infantile. Se fosse stato Bruno a spaccare due denti a Ferdinand, mi chiedo se Alain e io non avremmo avuto una reazione più epidermica. Non sono sicura che avremmo dato prova di tanta larghezza di vedute.
Michel: Ma come no!
Alain: Annette ha ragione. Non è sicuro.
Michel: Sì, invece. Perchè sappiamo benissimo tutti quanti che poteva succedere il contrario.
[Yasmina Reza - Il dio del massacro - 2006, Adelphi]

I figli undicenni di due coppie newyorkesi litigano animosamente nei giardini pubblici del quartiere in cui vivono: mentre scorrono i titoli di testa del film, accompagnati dallo splendido e impetuoso commento musicale di Alexandre Desplat, Zachary Cowan, figlio di Nancy (Kate Winslet) e Alan (Christoph Waltz), colpisce con un bastone il volto di Ethan Longstreet. Risultato? Tumefazione del labbro superiore, rottura dei due incisivi e lesione del nervo dell'incisivo destro: sono Penelope (Jodie Foster) e Michael (John C. Reilly), i genitori di Ethan, a rivelarlo a Nancy e ad Alan, giunti nell'appartamento dei Longstreet per un incontro chiarificatore, secondo quelle regole di serena e civile convivenza che mostrano di seguire entrambe le famiglie, e per favorire la riappacificazione tra i loro figli. I Cowan appartengono alla ricca borghesia cittadina (Alan è un avvocato, sua moglie Nancy una consulente finanziaria), mentre i Longstreet si collocano socialmente sul gradino appena inferiore: Michael, infatti, è un grossista di articoli casalinghi e ferramenta (serrature, maniglie, pentole, tegami, padelle), Penelope è una scrittrice specializzata in studi sull'Africa, prossima, tra l'altro, a pubblicare un libro sulla tragedia del Darfur, e ha un impiego part-time in una libreria d'arte, altra sua grande passione. Hanno anche un'altra figlia, più piccola di Ethan, e avevano un criceto, che proprio quella stessa mattina Michael ha abbandonato in strada all'insaputa dei bambini perchè esasperato dalla sua fobia per i roditori. Nell'atto di conoscersi, le due coppie si mostrano reciprocamente affabili, ostentano larghezza di vedute e desiderio di giungere a un'immediata riconciliazione tra i loro figli: ben presto, però, cordialità e cerimoniali scompaiono per lasciar emergere le prime, sostanziali differenze (il diverso approccio alla pittura di Francis Bacon da parte di Nancy - "Crudeltà e splendore" - e di Penelope - "Caos e equilibrio"), finchè, nonostante la convinzione nel "potere pacificante della cultura", non iniziano i primi dissidi. Allora le maschere e i freni inibitori scompaiono e le due coppie, con la complicità dell'alcool, si trasformano in iene pronte a sbranarsi selvaggiamente: sarà un massacro dialettico, senza più schieramenti e regole di buona creanza, ma tutti contro tutti, dando libero sfogo alle nevrosi di una vita, incoscientemente feroci nel dilaniare amor proprio e reciproche convinzioni e certezze.

Come per il precedente L'uomo nell'ombra, anche per Carnage, tratto dalla pièce teatrale Il dio del massacro (2006, edita in Italia da Adelphi) di Yasmina Reza dalla stessa autrice insieme a Roman Polanski, è il nome di Alfred Hitchcock a balzare prepotentemente in cima a ogni riferimento: a differenza del film precedente, però, stavolta non sono le suggestioni e i misteri evocati e proposti dal cinema del maestro del brivido a interessare il regista polacco, ma la sua fenomenale sapienza nella gestione dello spazio cinematografico. Sono i virtuosismi di Nodo alla gola, infatti, con l'identica "costrizione" di una vicenda in uno spazio angusto, a costituire la nuova sfida in cui Polanski ha scelto di cimentarsi: complice un testo ispiratore caustico e implacabile, che con la poetica cinematografica del regista condivide l'identico sguardo beffardo sul declino dell'Occidente e sulle sfrenate pulsioni (auto)distruttive della società contemporanea, Polanski si scatena senza alcuna pietà a mettere a ferro e fuoco ogni valore e ogni codice civile. Carnage, emblematico kammerspiel della distruzione e gioiellino di black humour e crudeltà, polverizza tutto (amore, matrimonio, famiglia, educazione, cultura, politica, giustizia) senza concessioni o sconti: non si salva nessuno, cattiveria e animosità (evidente la matrice autobiografica nella velenosità dell'approccio) diventano unica espressione della degenerazione di linguaggio e convenzioni, mentre l'impero americano (occidentale) crolla con le proprie debolezze e ipocrisie. Confortato dall'esibizione travolgente del quartetto di protagonisti (preferenza assoluta per la magnifica coppia formata da Kate Winslet e Christoph Waltz), Polanski si concentra sulla sua macchina da presa, a cui affida il compito fondamentale di non invadere con i suoi movimenti le diatribe tra i personaggi, trasformandola in una presenza impercettibile ma decisamente superba nell'avvolgere e contenere ogni scatto improvviso dell'azione.

Girato in sequenza, ammantato da una raffinatissima veste spettacolare (fotografia di Pawel Edelman, con Polanski da Il pianista in poi, scenografie curate da un maestro come Dean Tavoularis, costumi di Milena Canonero, colonna sonora di Alexandre Desplat), Carnage vive e si nutre di simbolismi, esplicitati attraverso gesti, oggetti, dialoghi, situazioni paradossali, per condurre all'asfissia e all'esasperazione (Il coltello nell'acqua) i suoi personaggi, scrostargli di dosso ogni patina di buonismo e poi lanciarli, senza più difese, nell'arena-salotto dove esibirsi dando sfogo alle loro penose esistenze: i due incisivi rotti di Ethan, il vaso di tulipani, Francis Bacon, gli ingredienti segreti della torta alla frutta di Penelope, i guanti blu di Nancy, il cellulare di Alan ("Ho tutto là dentro, tutta la mia vita"), la Coca Cola calda, il potentissimo conato di vomito di Nancy e l'introvabile catalogo della mostra del 1953 a Londra su Oskar Kokoschka, i nomignoli con cui si chiamano tra loro mogli e mariti, i due figli undicenni tanto amati ma che ben presto diventano "i due stronzetti", Ivanhoe e Spider-Man, John Wayne, il lanciagranate, il phon, il secchio, l'ascensore, il criceto, la madre assillante di Michael, in attesa di essere operata al ginocchio, il "merdosissimo" whisky scozzese invecchiato 18 anni, i sigari, la civiltà dell'Occidente e i "negroni" del Darfur.

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