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La ragazzina

Regia di Mario Imperoli vedi scheda film

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La recensione su La ragazzina

di solerosso82
3 stelle

Il cinema italiano scopre un fiore biondo appena sbocciato. Gloria Guida, appena diciottenne, fa il suo esordio sul grande schermo. Nasce un mito: quello della ragazzina sognatrice, ignara della propria bellezza, perennemente in abitini succinti e scollati. Come l'ingenua Monica, adolescente alla ricerca del primo amore, afflitta dalle paure e dai dubbi tipici di quell'età così complessa. Perennemente tallonata dai coetanei, come il viziato e immaturo Leo (Gian Luigi Chirizzi) ma anche da adulti, alcuni squallidi e viscidi come l'avvocato Moroni (Paolo Carlini), un uomo molto influente con "la passione" per le minorenni, per le quali non disdegna proposte indecenti, ricattandole persino col denaro. Monica ha però una sbandata per il nuovo professore d'arte De Angelis (Andrés Resino), bello e tenebroso, già amante di  Sandra (Colette Descombes), la ricca e insoddisfatta moglie di Moroni.

Il messaggio pessimista di Imperoli è lampante: la donna italiana è vittima di una società maschilista e retrograda, e i suoi sforzi per cambiarla sono vani. Come le speranze e i sogni di Monica, delusa anche dal professore, che dietro la sua morale intellettuale, cela invece un'arida ipocrisia. Sandra, invece, è schiava di un'agiatezza priva di emozioni e affetti.

Unica ragione per guardare questo film, la splendida protagonista, Gloria Guida. Una presenza scenica che cattura lo spettatore, con la sua bellezza spontanea e mai volgare, che ci regala da sola tre momenti di gran cinema: i titoli di testa in cui corre sulla spiaggia, quindi nuda allo specchio alla scoperta della propria femminilità (assolutamente spontanea e perfetta) e, infine, un'intensa scena con Resino. 

Sfacciatamente ambizioso, resta soltanto un tentativo fallimentare di unire il dramma didascalico al melò erotico. Gli spunti narrativi, certamente interessanti, non bastano da soli a colmare i banalissimi dialoghi e l'imbarazzante epilogo tragico, il tutto servito da una regia e un montaggio talmente grezzi da sembrare la caricatura dilettantesca dei vari Bava e Martino, con l'immancabile abuso di rallenty, zoomate e deformazioni psichedeliche. Ma come cantava De Andrè, "dal letame può nascere un fior.."

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