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Limitless

Regia di Neil Burger vedi scheda film

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La recensione su Limitless

di mc 5
10 stelle

Film divertente e godibile. Ma soprattutto brillante. Grazie ad una perizia registica che si avvale di effetti visivi molto funzionali e mai banali, il film fa centro. Suggestiona e coinvolge alla grande. Ma il merito più evidente è di un Bradley Cooper finalmente mattatore assoluto, libero di esprimersi a 360 gradi, in un'interpretazione portentosa che gli consente di sfoggiare una versatilità sorprendente. Confesso che sia in "A-Team" che in "Una notte da leoni", lo avevo trovato simpatico (come tutti del resto) ma il mio giudizio non andava oltre, anzi trovavo leggermente limitante quella sua vaga tendenza ad ammiccare al pubblico, come a voler alimentare la macchietta del "simpatico  ribaldo". Qua invece Cooper è straordinario, pare un veterano di Hollywood, tanto si muove con disinvoltura, aprendosi a posture ed atteggiamenti diversi ma ogni volta sempre con l'espressione azzeccata. La storia qui raccontata è all'insegna dell'inverosimiglianza, tuttavia essa incatena lo spettatore, grazie ad una serie di suggestioni visive di grande efficacia e alle convincenti prestazioni degli attori (tutti tranne uno, come più avanti specificherò...). Questo film che si propone come prodotto di mero intrattenimento, in realtà sfiora temi importantissimi che attengono all'etica, alla società, alla scienza, alle potenzialità e ai limiti della mente degli uomini. E uno degli aspetti più interessanti dell'opera è proprio quello di offrire spunti di riflessione e smuovere considerazioni critiche importanti, però utilizzando il registro del thriller, con qualche spiccata venatura ironica che conferisce al film momenti leggeri in un contesto (moderatamente) drammatico. In altri termini potremmo dire che Neil Burger, in fatto di entertainment, ha realizzato (e scusate se la sparo grossa) il "film perfetto". Io credo che tutti i film che si propongono il mero divertimento del pubblico delle multisale dovrebbero puntare a questo modello quanto a dignità e contenuti (e sappiamo bene invece che spesso sono le cretinate a prevalere, dalle commedie americane scemotte agli action truci e pompatissimi). In quanto spettatore soddisfatto, devo però dire che ho preferito la prima parte, che più ha esaltato il mio piacere cinefilo. Impagabili i primi minuti, puro piacere. Immaginate questo giovanotto che trascina i piedi per le strade di New York, un uomo che ha scritto in fronte "sono un fallito". Capelli lunghi incolti, barba di qualche giorno, sguardo di chi non crede più in nulla, e che bofonchia fra sè queste parole: "Chi è che va in giro senza meta in questo stato, se non un drogato, un alcolista, o uno scrittore fallito come me...". Ripeto: impagabile! bisogna vederlo, QUEL Bradley Cooper. E bisogna anche vedere l'espressione che fa quando (negli stessi istanti) incrocia per puro caso la faccia (diremmo "da culo") di un antipatico ex cognato, anche lui coi connotati del "rovinato", ma molto meno accentuati di quelli del nostro protagonista. No, il "cognatino" ha tutta l'aria del trafficone, di quello che "manovra" un sacco di affari (ovviamente loschi). Ed è da questo casuale incontro che prende le mosse il film. Il cognato offre a Eddie Marra (Bradley Cooper) una chance per "svoltare". Eddie è un uomo allo sbando e dunque che gli costa accettare? L'"occasione" è materializzata in una pasticchetta trasparente che potrebbe essere qualsiasi cosa. Non è uno spoiler (è scritto in tutte le recensioni), ma a questo punto succede TUTTO. Accade che quella pillolina genera un meccanismo che lavora radicalmente sul cervello di Eddie, mettendolo in grado (per qualche ora, poi l'effetto svanisce) di sentirsi un dio, onnisciente e invincibile. Nel senso che le sue potenzialità intellettive non hanno più limiti. Un mostro. Come si può immaginare (e del resto è drammaturgicamente scontato) dopo i primi stupefacenti risultati positivi, inizieranno le dolenti note. Intanto la dipendenza, che è il primo problema. Poi, ovviamente, il fatto che una persona così brillante e vincente suscita malumori, dalle gelosie alle invidie. E infine, anche questo ovvio, quando si sparge la voce, ci sarà chi darà la caccia a quelle favolose pasticchette, anche a costo di uccidere. E allora via con la fase "action" del film, un susseguirsi concitato di fughe, corse, inseguimenti, aggressioni, fino al rendez-vous conclusivo, movimentato fino allo spasimo, che però fa da sottofinale ad un epilogo beffardo, ironico e brillante, che garantisce una perfetta "chiusura del cerchio" e suggella degnamente una sceneggiatura davvero indovinata. Burger usa la macchina da presa con creatività e scioltezza; al fine di rendere con forte efficacia visiva gli stati di allucinazione di Eddie, egli non lesina movimenti di macchina virtuali e non si contano le soggettive che indagano in profondità di campo le strade di New York, fino a far girare la testa allo spettatore. Il risultato di queste follie visive non è affatto baracconesco o da effetto-videogame, anzi qualcuno, proprio con riferimento a certe tecniche ardite di Burger, ha evocato perfino l'estro di un Chris Nolan. Azzardato? Vedremo. In particolare, mi piace ricordare una sequenza dal forte impatto, in cui assistiamo ad un inseguimento a piedi, dove un sicario rincorre una donna sull'insolito sfondo di una pista di pattinaggio sul ghiaccio: si tratta di una scena ripresa con una maestria che a me ha ricordato qualcosa di Hitchcock ma anche di Brian De Palma. E adesso parliamo del cast. Partendo da un Bradley Cooper che finalmente supera quella sua faccia da eterno piacione che ci era famigliare, per cimentarsi in qualcosa di realmente impegnativo. Prova superata a pieni voti per Cooper, con la speranza che Hollywood adesso gli proponga ruoli all'altezza e non le solite insopportabili sciocchezzuole imperniate su coppie separate alle prese con bebè e, insomma, le abituali minchiate che sappiamo. Poi ci sono le due donne del film, entrambe bravissime. Anna Friel compare per pochi minuti, nel non facile ruolo della ex moglie di Eddie, condannata al decadimento fisico dall'abuso della pasticchetta trasparente di cui anche lei è consumatrice. Ma la bellezza che illumina l'intero film è quella abbagliante e irresistibile di Abbie Cornish, attrice che ad ogni prova appare sempre più brava, nonchè (a mio personalissimo parere) una delle femmine più affascinanti di Hollywood. Manca un nome all'appello, lo so bene. Ed è proprio quel nome che, letto sulla locandina, porterà più persone nelle sale. Ma eviterei, per carità di patria, di spendere parole per un sempre più imbarazzante De Niro, oramai al di sotto perfino del minimo sindacale: Bob a questo punto non recità nemmeno più, lui piazza lì la sua faccia, bofonchia qualcosa e poi...passa alla cassa. Ma per fortuna questo bel film è anche ben altro che il fantasma di Bob De Niro. Burger non è Christopher Nolan, ma ci sta studiando. Per adesso godiamoci questo thriller lisergico che è puro divertimento.
Voto: 9/10

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