Espandi menu
cerca
Real Steel. Cuori d'acciaio

Regia di Shawn Levy vedi scheda film

Recensioni

L'autore

stanley kubrick

stanley kubrick

Iscritto dal 6 ottobre 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 74
  • Post -
  • Recensioni 153
  • Playlist 13
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Real Steel. Cuori d'acciaio

di stanley kubrick
8 stelle

In principio, c'è il racconto di Richard Mateson, autore del libro che ha dato ispirazione al capolavoro di Spielberg, Duel. Lo scrittore, con queste due opere, continua a sconvolgere il mondo passato e futuro con tecniche di massa estremamente congegnate. Se si pensa alla lercia autocisterna, antagonista nel film di Spielberg, alla sua imponente massa unitaria, alla sua forma vagamente familiare eppure completamente truccata il rimando nel film di Levy va al robot più forte dell'universo, un bestione color nero che riesce a stendere in un solo round perfino gli avversari più resistenti. I suoi pugni simboleggiano la voglia di picchiare sodo e preciso, distogliendo per un attimo i pensieri di una vita precedentemente vissuta e mirando alla testa o al cuore per distruggere definitivamente un suo simile. L'autobotte di Duel, invece, usava la sua massa enorme per spaventare il povero commesso viaggiatore David Mann, riuscire a deflagrargli la mente per poi portarlo a uno status simile alle persone che invocano la morte. Entrambi assestano colpi senza preoccuparsi di quello che accadrà al robot/macchina più piccolo di lui, entrambi vengono comunicati a distanza, perchè se ci pensate bene, il presunto autista del film di Spielberg sembra quasi posseduto dal diavolo, che manomette i suoi sensori in modo da comandarlo a suo piacimento, entrambi sono figli di quello che può essere chiamato il male primordiale.
Shawn Levy continua il suo discorso cinematografico rivolto sempre verso coloro che non vengono capiti a livello umano, in Big Fat Liar, il suo film d'esordio, nessuno credeva alla storia di un ragazzo a cui avevano rubato un racconto, trasponendolo per il grande schermo e in poco tempo divenuto un successo mondiale, senza che lui sapesse niente. Oppure in Una Notte Al Museo e seguente Stiller cercava continuamente di risultare bravo agli occhi del figlio e della ex moglie. Nella sua ultima pellicola cerca di valorizzare un padre distante attraverso lo sport del futuro, ovvero il pugilato tra robot, per ricongiungersi al figlio, dato che sua madre è morta e a lui spetta l'incarico di tenere il bambino. Il regista mira all'esecuzione di mirabolanti effetti speciali per tenere lo spettatore interessato, però, specie nella prima parte dove i due si (ri)ncontrano, trionfa il drammatico, il senso d'oppressione, un certo sentimentalismo che poi raggiungerà il vertice nella seconda parte, ma quello c'era da aspettarselo.
Lontani anni luce dai Transformer, questi robot riescono veramente a intrattenere la gente. In un futuro prossimo la crisi che ci sta colpendo adesso sembra scomparsa. Lo sport tra robot sembra aver salvato l'intera popolazione, dato che adesso i soldi girano di più, vuoi per scommesse, vuoi per la sola partecipazione, vuoi per la resistenza, vuoi per la vittoria diretta. I luoghi dove si svolgono questi combattimenti ricorda i locali squallidi e puzzolenti americani dove la gente perbene distoglie lo sguardo mentre i drogati, i malfamati oppure coloro che non hanno un misero dollaro in tasca frequentano assiduamente. Lunapark che espressionano cotanti colori meravigliosi oppure posticci locali all'aperto collocati in mezzo alla boscaglia più effimera, quasi artificiale, non importa quali sono i luoghi più acclamati dal grande pubblico, i robot senza guanti ma comunque a pugni chiusi sanno sorprendere chiunque, ed è per questo che è lo sport più seguito nel futuro.

L'elaborazione del lutto viene plagiata dalla mente del ragazzino, genio nella costruzione dei robot, che dopo aver perso la madre continua a cercare nuove uscite, nuove vite per ricominciare la sua. L'elemento che lo lega ai robot è dato dal salvataggio involontario di uno di quest'ultimi mentre stava per scivolare giù da un dirupo. Una mano de dios, per intenderci. Il legame tra lui e quel robot è indissolubile e, benchè sia stato costruito soltanto per prendere le botte invece di dargliele, il bambino decide di farlo comunque combattere. Sullo sfondo, Levy destruttura una favola, quella, più o meno, del film d'animazione Il Gigante Di Ferro, la somiglianza tra i due robot protagonisti è veramente impressionante, anche per il fatto delle espressioni facciali che i due fanno nel corso delle due pellicole. Il padre diventa quindi una specie di minischiavo del figlio. La convinzione di quest'ultimo di voler fare a tutti i costi combattere quel povero robot si contrappone all'idea di base del padre, ovvero che è un robot d'allenamento, quindi serve per prenderle invece di darle.
Il pugilato vero, ovvero quello a cui tutti noi assistiamo, era, come ora, uno sport simbolo, anche nella seguente pellicola. Prima del 2020, i robot, forse, venivano usate come cavie da laboratorio, nessuno avrebbe mai pensato che distruggessero la terra, eppure sono riusciti a salvare un pianeta sull'orlo del declino. La gente si innamora guardando questi spettacoli, persino l'uomo più infelice della terra troverebbe un minimo di interesse per questo nuovo sport. Gli ideali di coloro che si credono buonisti oppure moralisti si scontrano contro chi è in posizione di soggezione, cedendo a chi dei due, alla fine, si rivelerà quello che crede di più in quello che sta facendo. Il protagonista sembra ammirare comunque anche il pugilato del futuro, nonostante sia stato un discreto professionista di questo sport anche lui. Lo dimostra da come allena e insegna nuove mosse a Atom, il robot "adottato" da padre e figlio.
In un film di fantascienza, l'amore viene definito come mera riflessione su deliri onnipresenti. La realtà ci insegna che l'idioma universale venga decolorito dai rapporti di amicizia, che i divorzi sono quasi in linea con i matrimoni. Charlie, il protagonista, è ammaliato fin dall'inizio del film della ragazza che conosce da una vita, Bailey, e che suo padre era l'unico che credeva veramente in lui e alla sua carriera da pugile. Un amore vero è quello che si instaura da due persone che si sono imparate a conoscere e, successivamente, provano ad andare oltre al semplice rapporto di amicizia. Se all'inizio tra i due c'è un rapporto difficile, anche a causa dei soldi che Charlie deve alla ragazza, il pianto per l'emozione arriva sempre. I brividi, lo spettatore, li avverte nel combattimento finale, i continui incitamenti del pubblico, che preferisce uno come Atom al campione del pugilato del futuro, Zeus (come il re degli Dei, può anche essere il re dei pugili robot).

Ancora una volta, come ho detto prima, l'incompreso punta praticamente al titolo mondiale. Le sue entrate, in stile rap mischiato alla breakdance alta, ricordano i vari film a sfondo musical-dance, quali Step Up oppure Save The Last Dance, soltanto che risultano addirittura più fluide. La funzione ombra che possiede si mischia con lo stile da vero dancer del bambino, ne viene fuori un puro distillato ironico che punta il dito verso il sistema, sempre più avvezzo a cadute legate a risalite troppo lente. Il riconoscimento vocale viene usato dal protagonista per ordinare le mosse al robot, quest'ultimo rimane ancora una pedina, eppure in mani ancora più sicure.
La genialità del figlio supera addirittura quella del padre, Levy fa breccia nel cuore dello spettatore attraverso fasi concettive ai limiti del tecnologico avanzato. I computer sono stati sostituiti da schermate touch estremamente veloci mentre gli strumenti a mano sono diventati ancora più potenti. Però, il detto che dice che i cinesi fanno roba scadente è risaputo anche nella pellicola. Se un robot americano, quasi vincitore della cintura mondiale, passa in mano ai cinesi, ne viene fuori un miscuglio orribile, sia per l'etica che per l'estetica. Tutte quelle scritte cinesi servono a rappresentare la vitalità che quella nazione ha in questo campo, eppure il robot che Charlie compra è estremamente difettoso, se era un campione un tempo adesso è una semplice macchietta che però gli spettatori ricordano ancora.
Gli spazi non sono mai claustrofobici, tranne che per l'orribile camion del protagonista, che sembra più l'ufficio di un meccanico che una camera da letto (esatto, lì dentro il protagonista ci dorme). Il rapporto padre-figlio comincia a diventare solido dopo poco che quest'ultimo è stato affidato a Charlie per la sola estate, dato che gli zii, i nuovi tutori, dovevano andare in Italia per fare una vacanza, mentre il padre aveva chiesto soldi per consegnare il bambino ai due zii.
E se alla fine non si vince è per poco. La scossa è stata assestata. E ancora una volta, anche coloro che hanno un cuore debole riescono a sfidare quelli che lo hanno più forte. E' la legge dell'incompreso, non ci si può fare niente.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati