Regia di Victor Erice vedi scheda film
VOTO 7/8 SUGGESTIVO (Tv 24 Marzo 2011) Il terzo film di Victor Erice è incompleto (a detta del regista) ma certo non irrisolto. Il filo diretto con il capolavoro Lo spirito dell'alveare del 1973 rimane intatto, nello stile, nelle tematiche, nei riferimenti politici e nella grande resa suggestiva della messinscena. Il faro illuminante della vicenda rimane ancora il cinema, nel padre genera il rimorso per una vita passata e ormai irrimediabilmente compromessa, invece nella bambina stimola la voglia d'evasione ma anche quella di comprensione nei confronti di una realtà ancora indecifrabile e misteriosa. Per fare questo il regista adotta due piani narrativi: la voce narrante, Estrella adulta, che ci racconta i suoi ricordi e le sue sensazioni ma non è onnisciente perchè non conosce tutti i dettagli che invece ci vengono mostrati nel secondo piano, quindi lo spettatore non è solo partecipe e di parte ma anzi viene direttamente coinvolto come un giudice terzo tra il sofferto rapporto padre-figlia. Infatti i due sguardi in camera di Estrellina sono simbolicamente uno sguardo nei nostri occhi per chiedere comprensione e consigli visto che siamo a conoscenza delle sue sofferenze come se fossimo un amico, un parente, un vicino di casa. Tutto questo filmicamente viene espresso attraverso un uso classico delle inquadrature, con movimenti di camera essenziali privilegiando i classici campo/controcampo (inesorabili nel ristorante), campo lungo/primo piano ma sperimentando invece nel montaggio interno per mezzo della variazione di luce con una fotografia splendida (il rosso esplode fra tutti quei toni marroni e autunnali), dove i particolari vanno e vengono mantenendo sempre un quadro fisso, realizzando così delle sequenze oniricamente essenziali. Il pessimismo di fondo avvolge completamente i personaggi, gli adulti arresi e indaffarati a pensare ad altro, i piccoli impegnati a vivere ma consapevoli del dramma: Crebbi più o meno come tutti, abituandomi a stare sola e a non pensare troppo alla fecilità. Ancora una volta Erice guarda alla fanciullezza con un'irresistibile malinconia. Vai Estrella, vai al Sud, fallo, non perderti anche tu...
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